Bergamo. L’Università di Bergamo torna in presenza e lo fa con un’iniziativa pensata per rendere di nuovo l’ateneo un luogo aperto e attraente per gli studenti. Si tratta del progetto Open Campus: una serie di iniziative, che partiranno con l’inizio dell’anno accademico a settembre, che mira a combattere anche il problema delle aule vuote sorto negli ultimi mesi.
“L’idea nasce dal programma elettorale del Rettore Sergio Cavalieri ed è stata pensata per aiutare gli studenti a fruire al meglio della vita universitaria in campus e per aiutarli a trovare delle intersezioni tra l’aspetto didattico e quello sociale e ricreativo che la vita universitaria può offrire” spiega il professor Gabriele Cocco, docente di Filologia germanica e delegato del Rettore ai Rapporti con gli studenti.
Cocco illustra in cosa consiste Open Campus: “Ci sono una serie di iniziative cui stiamo pensando e che sono il risultato di una ricognizione dei desideri degli studenti fatta proprio tramite la Consulta degli studenti. Dobbiamo rimpossessarci e riportare in campus quello che la pandemia ci ha portato via, ovvero l’aspetto sociale. Per questo gli spazi dell’Università diventeranno luoghi di aggregazione, luoghi in cui si condividerà non solo a livello di tessuto universitario ma anche di tessuto urbano. Una risposta immediata sarà l’atteso servizio di counseling psicologico; pensiamo quindi di proporre una serie di attività sociali e culturali che abbiamo a che fare con la formazione musicale, con il teatro, un caffè letterario, l’avviamento di una radio web d’ateneo e momenti per il benessere fisico e di relax per esempio con dello stretching e del tal chi. Dei momenti, insomma, in cui ci si possa sentire a casa, per fare del campus un luogo di salute fisica e di socialità”.
Socialità e aggregazione: sono gli elementi che sono stati strappati ai ragazzi dall’emergenza Covid. “L’aspetto sociale è importantissimo. Non possiamo negare che la pandemia ce ne abbia privati e quindi certamente il ritorno in presenza è fondamentale. L’idea è mettere insieme una soluzione vincente che porti da un lato l’alto profilo educativo e che dall’altro reintegri sempre più quella socialità che col tempo è venuta meno”.
Com’è cambiata l’Università dopo la pandemia? “L’università ha subito certamente delle ripercussioni. Innanzitutto abbiamo dovuto tamponare l’emergenza con la didattica a distanza, che ha fornito una soluzione fondamentale perché la vita istituzionale e accademica potesse andare avanti. Allo stesso tempo però abbiamo fatto tesoro di una serie di esperienze che ci hanno aiutati nella didattica, a cominciare dalla didattica sperimentale”.
L’innovazione didattica dovrà quindi mescolarsi alle attività di Open Campus per trovare l’osmosi decisiva per il nuovo anno. Si partirà subito con le attività extra curriculari spiega il professor Cocco: “Il progetto partirà con l’inizio del nuovo anno accademico. Sarà una partenza graduale perché dovremo mettere insieme una serie di competenze e iniziative che prima evidentemente non utilizzavamo. Il progetto andrà a interessare i diversi campus del nostro ateneo e gradualmente verranno messe insieme, con una ciclicità e con una continuità, una serie di attività in fasce orarie che andranno a dipendere dai progetti che si propongono”.
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