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La criminologa bruzzone

Nella mente del killer di Sharon: “Scelta per caso, ma fino a un certo punto”

"Un assassino disorganizzato. Si era già imbattuto in due ragazzini, ma cercava qualcuno da dominare facilmente". Ecco cosa può avere innescato l'impulso di uccidere

La criminologia tende a dividere gli assassini in due categorie: organizzati e disorganizzati. In estrema sintesi: i primi sono lucidi, metodici; i secondi più caotici, impulsivi. Da una prima analisi, Moussa Sangare, il 30enne di origini africane arrestato con l’accusa di avere ucciso la povera Sharon Verzeni a Terno d’Isola, presenterebbe in maggioranza tratti che lo fanno rientrare nella categoria dei cosiddetti “offender disorganizzati”, come sostiene la nota criminologa Roberta Bruzzone.

Generalmente, spiega l’esperta, in questa categoria di assassini rientrano soggetti con un basso quoziente intellettivo e con una forte inadeguatezza a livello sociale e sessuale. Soggetti che di solito vivono da soli e che preferiscono lavori di basso profilo nelle vicinanze della scena del crimine; soggetti che mostrano delle evidenti modifiche dello stile comportamentale dopo il reato (uso/abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti) e che hanno uno scarso interesse per le notizie sul loro operato diffuse dai mass media. Causalità o meno, Sangare viveva da solo in un piccolo locale abusivo sotto l’appartamento della sorella a Suisio, a una manciata di chilometri da Terno d’Isola (“un solitario, si chiudeva in casa di giorno e usciva di notte”) e lavorava saltuariamente come pony-pizza in paese, anche se attualmente era disoccupato.

“Questo genere di assassini agiscono sulla scorta di impulsi distruttivi che non riescono ad arginare a livello intrapsichico e sono spesso affetto da disturbi molto gravi che solitamente afferiscono all’organizzazione borderline di personalità – scende nel dettaglio Bruzzone -. Solitamente ad innescare l’azione omicidiaria è una quota di angoscia esorbitante che il soggetto non riesce a gestire ed elaborare e sfocia in un dolore psichico intollerabile. In questi frangenti l’IO del soggetto riesce a padroneggiare, seppur temporaneamente, tale condizione psichica solo rifugiandosi in fantasie grandiose di vendetta e distruttività che tende ad agire alla prima occasione propizia che si presenta”.

Per questo la scelta vittimologica ricade molto spesso su soggetti che l’assassino ritiene di poter “dominare facilmente, e che si trovano tragicamente al posto sbagliato nel momento sbagliato”. Caratteristiche, queste ultime, che sembrano perfettamente compatibili con il caso in questione. A cominciare dalle modalità con cui è stata selezionata la vittima. “Sharon si trovava da sola in orario notturno – prosegue la dottoressa Bruzzone -. Moussa Sangare aveva già manifestato intenzioni aggressive nei confronti di due ragazzi minorenni, per sua stessa ammissione, ma poi aveva desistito, probabilmente perché si era reso conto che sarebbe stato complicato avere la meglio su entrambi”.

 

Bruzzone Moussa Sangare

 

Ancora prima, hanno rivelato gli inquirenti, aveva “puntato” un soggetto maschio, senza però mostrarsi realmente aggressivo nei suoi confronti. Si può dunque ipotizzare che Sangare, quella notte, si fosse messo alla ricerca di una vittima sì casuale, scegliendo però quella “maggiormente vulnerabile”, come fa notare Bruzzone. Forse non è nient’altro che questo il “feeling”, la sensazione che Sangare ha dichiarato a verbale di avere provato nei confronti di Sharon, uccisa con quattro coltellate (“scusa per quello che sta per succedere, ma devo farlo”). Un omicidio vile e terribile.

“Il fatto che Sangare non sappia individuare una motivazione alla base del suo atto criminale non deve stupire o portare ad ipotizzare un’assenza di movente. In realtà – osserva la criminologa – il movente è da ricercare nel funzionamento della mente del killer, in quel bisogno irrefrenabile di scaricare angoscia e frustrazione, alimentato in una mente lasciata troppo lungo a marcire nel disagio psicologico senza alcun contenimento e condito da ampio uso di stupefacenti (comprese droghe sintetiche, come confermato dai familiari in un’intervista, ndr). Questo nonostante l’uomo avesse già manifestato condotte discontrollate e violente nei confronti della madre e della sorella per cui era sotto procedimento penale”. E qui si potrebbe aprire un altro capitolo, con molte altre domande.

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