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La rete

Zone 30, a Bergamo toccata quota 19: sicurezza e sostenibilità al primo posto

Con il potenziamento delle ultime aree si è ingrandita ulteriormente la rete dei quartieri del capoluogo a misura di pedone: Monterosso nel 2004 il primo esperimento

Bergamo. La strada è ormai segnata: anche nella città di Bergamo l’attenzione in ambito mobilità è sempre più rivolta alla sicurezza e alla protezione dell’ambiente. Cambiamenti che mettono al primo posto la sostenibilità, con tutta una serie di azioni intraprese negli ultimi anni dall’amministrazione comunale per incentivare spostamenti green.

Nell’elenco dei provvedimenti presi figurano sicuramente, come raccontato sul portale comunale Bergamo in chiaro, il potenziamento del trasporto pubblico locale e la promozione della ciclabilità, ma anche la messa in sicurezza dei luoghi sensibili e, soprattutto, l’ingrandimento della rete di Zone 30.

Aree in cui viene riconcettualizzata la convivenza tra le varie ‘anime’ che vivono la strada (auto, moto, bus, bici, pedoni) in particolare nei dintorni di scuole, parchi e piazze: per istituire una Zona 30 non basta abbassare il limite di velocità sui 30 chilometri orari, ma si deve adeguare l’arredo urbano a misura di pedone, sistemare gli attraversamenti e intervenire strutturalmente per aumentare la garanzia di sicurezza di un’intera strada, di un intero quartiere o di un’intera città (Bologna è stata la prima grande città italiana a diventare ‘Città 30’).

Dall’assessorato alle Politiche della Mobilità fanno sapere che nei prossimi mesi le risorse saranno dedicate a portare a termine il piano di lavoro sulle Zone 30 adottato dall’amministrazione Gori, del quale alcuni piccoli interventi sono stati rinviati a breve termine. Ma l’obiettivo da perseguire non cambierà: tra non molto inizieranno ad essere ideati progetti nuovi, interventi per lasciare un’impronta originale sulla città anche in funzione dei cardini presenti nel programma elettorale della sindaca Carnevali, dove un’attenta lettura porta ad un quadro di medio-lungo periodo con una prospettiva più ampia sulla mobilità nella città di Bergamo.

Per quanto riguarda il limite di velocità, dalla scorsa primavera più del 75% delle strade del capoluogo è regolato dal provvedimento in questione. Ormai quattro anni fa – nel giugno del 2020 – il Consiglio comunale approvò un ordine del giorno denominato “La città a 30 all’ora”, che mirava proprio a migliorare la sicurezza stradale e la vivibilità della città.

Ma l’istituzione della prima cosiddetta Zona 30 a Bergamo risale a molto tempo prima, quando nel novembre del 2004 venne designato il quartiere di Monterosso come luogo del primo grande esperimento. Un’esame che venne superato a pieni voti: nel periodo compreso tra il 2006 e il 2015, secondo i dati racconti nell’area, si ridussero drasticamente gli incidenti stradali, fino addirittura ad arrivare ad un azzeramento dei sinistri che videro pedoni coinvolti.

Dagli albori del nuovo millennio le Zone 30 nel capoluogo sono diventate 19 ma la lista sembra destinata ad allungarsi ancora: oltre a Monterosso, sono applicate a Longuelo, Loreto, San Paolo, Villaggio degli Sposi, San Tomaso, Colognola, Campagnola, Malpensata, Boccaleone, Celadina, Valtesse-San Colombano, parte del centro (le vie Broseta, Moroni, Paglia e Quarenghi) e Città Alta, colli compresi. Le ultime aree ad essere trasformate in questo senso (anche se alcune delle necessarie modifiche strutturali e l’inserimento dell’adeguata segnaletica sono ancora in corso) si trovano invece a Carnovali, Grumello del Piano, Redona, Valverde e Conca Fiorita.

 

sicurezza stradale

 

La scelta della città di Bergamo è stata quella di espandere la rete in modo graduale, portando avanti di volta in volta riflessioni specifiche legata al quartiere in questione: ecco come a diventare Zone 30 sono state quindi le strade residenziali interne, quelle storiche, quelle ad alta frequentazione pedonale e quelle in prossimità di parchi, scuole, oratori, centro sportivi.

L’obiettivo è ben chiaro: seguire le linee guida indicate dall’Onu per i centri urbani e far circolare nelle vie cittadine mezzi e pedoni alla stessa velocità. Senza mai dimenticare che, in Italia, i sinistri in ambito urbano rappresentano il 70% degli incidenti nel Paese.

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