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L'incidente probatorio

Maxi incendio di via Moroni, a distanza di un anno nuovi sviluppi sulle possibili cause fotogallery video

Secondo la perizia dell'ingegner Paolo Panseri, non è chiaro se sia stato provocato dalla fiammata di un flessibile come ipotizzato finora: da accertare anche le posizioni del proprietario dell''immobile e del direttore dei lavori

Bergamo. Emergono nuovi sviluppi nelle indagini sull’incendio del 21 agosto di un anno fa in via Moroni a Bergamo. Quel giorno un vasto incendio distrusse una superficie di circa 300 metri quadrati, a partire dall’ultimo piano dello stabile al civico 20 in cui erano in corso dei lavori, per poi propagarsi alle palazzine adiacenti e costringendo decine di persone ad abbandonare la propria abitazione o la propria attività.

Nella perizia depositata in incidente probatorio nell’udienza di giovedì (18 luglio) dal consulente del Gip Federica Gaudino, l’ingegner Paolo Panseri, emergono infatti altri dettagli sulle possibile cause del rogo. Se infatti non sembrano esserci dubbi sul punto di innesco, proprio quella mansarda in fase di ristrutturazione, non è chiaro se sia stato effettivamente provocato dalla fiammata di un flessibile in una giornata di caldo torrido e vento forte, come indicato finora dagli accertamenti svolti dal nucleo investigativo dei vigili del fuoco. Un’ipotesi corroborata anche da un picco di consumi di energia elettrica registrato nel palazzo in quegli istanti.

 

 

Quindi, secondo quanto emerge dalle conclusioni di Panseri, oltre a R. C., titolare delle ditta artigiana di Brembate che aveva firmato il contratto d’appalto per l’opera di ristrutturazione, finora unico indagato per incendio colposo, sarebbero da accertare anche le posizioni del proprietario dell’immobile stesso e del direttore dei lavori che aveva depositato la pratica della Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata, Ndr).

A questo punto non è escluso che i due possano finire nel registro degli indagati, anche per tutelare la loro posizione in questa fase dell’inchiesta. Un fascicolo che nel frattempo, dopo il trasferimento del pm Antonio Pansa, è passato nelle mani del collega Giancarlo Mancusi.

R. C. non era presente giovedì in aula, ma il suo legale Vanessa Bonaiti ha accolto in modo positivo l’esito della perizia, che potrebbe alleggerire la posizione del suo assistito o addirittura scagionarlo. Nel corso degli interrogatori l’uomo si era difeso spiegando che quel giorno la sua squadra di operai aveva semplicemente scaricato del materiale, senza iniziare alcun tipo di intervento. Ma tra le macerie fu ritrovato proprio un flessibile collegato a una presa e alcuni dei presenti dissero di averlo utilizzato.

 

Fatto sta che tra condomini, negozianti e amministratori, le parti offese nel procedimento sono 65. Alcuni di loro si sono presentati giovedì in tribunale in attesa di giustizia. Aspettano la verità su come sono andate le cose quel giorno che li ha costretti a stare per mesi senza una casa o un negozio, e soprattutto vogliono essere risarciti. Anche perchè a distanza di quasi un anno alcuni di loro sono ancora sfollati.

 

In fiamme il tetto di tre palazzine in via Moroni
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