Caravaggio. Dopo l’ultimo saluto a Caravaggio, Fatou Sarr, la bambina annegata durante una gita con il Cre, sta tornando nella sua città natale in Senegal, per la precisione sull’Isola di Bettenty, località sulla costa del paese africano.
A nulla sono serviti i tentativi di rianimare la bambina, portata all’Ospedale di Bergamo lunedì 17 giugno in condizioni gravissime, rivelatesi poi, purtroppo, irreversibili. Per giorni i medici hanno provato in tutti i modi a coltivare una speranza, tenendola in vita con delle macchine, ma non c’è stato nulla da fare.
L’ipotesi più plausibile relativa alla morte di Fatou, non pienamente accertata dall’autopsia disposta, rimane quella del gioco finito male: la bimba sarebbe rimasta sott’acqua dopo aver sfidato gli amici a chi resistesse di più in apnea.
Tra la folla di persone che si è riunita lunedì 1 luglio per omaggiare il ricordo della piccola undicenne di origini senegalesi, presenti i familiari e tutti gli amici che stavano trascorrendo con lei il Centro estivo e la tanto attesa gita all’acquapark, vissuta con tanta allegria e quel pizzico di incoscienza tipica dei bambini, che purtroppo si è rivelata fatale.
“Non ci sono parole per esprimere il dolore che proviamo – ha ricordato il sindaco di Caravaggio, Claudio Bolandrini -, ma la nostra presenza silenziosa sta nell’abbraccio della comunità di Caravaggio a mamma e papà”.
La voce rotta dall’emozione del primo cittadino è bastata per far capire quanto tutti volessero già bene a Fatou e quanto lei avesse già lasciato nel cuore di tutti, nonostante la tenerissima età.
Tra gli indagati di quella fatidica giornata, il parroco di Caravaggio, don Andrea Piana, responsabile del Cre e il bagnino addetto al controllo della piscina.
Visibilmente affranto da questi difficilissimi giorni anche il papà Bouba, che dieci anni fa era arrivato in Italia per permettere un futuro migliore alla moglie e alle figlie, fino a che, dopo numerosi sacrifici, era riuscito a comprare un appartamento per potersi ricongiungere con le persone che ama di più; ora è lui a riaccompagnare la sua figlioletta nel Paese dal quale tutto era partito.
Chi ha avuto la fortuna di condividere qualche momento con lei, la descrive come una bambina molto intraprendente e sicura di sé, tant’è che, ancora prima di arrivare in Italia, si era impegnata per imparare perfettamente l’italiano, in modo tale da essere, sin da subito, integrata all’interno del gruppo di amici che voleva costruirsi.
La comunità che l’aveva accolta a braccia aperte solo pochi mesi fa si è subito attivata per riportare la salma di Fatou in Senegal, raccogliendo anche più della somma necessaria per organizzare il volo e il trasporto; la piccola fa così ritorno nella sua terra natale, l’isola di Bettenty, posto per lei molto speciale e che sognava di raggiungere una volta ottenuta la laurea e il suo lavoro dei sogni, ovvero diventare carabiniere, per poter, così, aiutare i suoi parenti e amici.
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