Il grande sogno si è tramutato nel più tremendo degli incubi. L’Atalanta vede svanire la possibilità di sollevare al cielo di Roma la Coppa Italia, arrendendosi all’esperienza e all’organizzazione tattica della Juventus di Massimiliano Allegri, capace di scrivere il suo nome nell’albo d’oro del trofeo per la 15esima volta.
Per la Dea, invece, la coppa nazionale assomiglia sempre di più ad un’autentica maledizione: quella contro i bianconeri, infatti, è la quinta finale consecutiva persa. Dopo il primo e unico trionfo del 1963, in casa nerazzurra sono seguite soltanto cocenti delusioni.
La sconfitta contro il Napoli nel 1987 ha preceduto quella del 1996 contro la Fiorentina, ma nemmeno sotto la guida tecnica di Gian Piero Gasperini il trend è non cambiato. Anzi. Sotto la guida del tecnico grugliaschese sono arrivati i bocconi più amari.
L’Atalanta, infatti, da quando siede in panchina il tecnico che l’ha resa grande ha perso addirittura tre finali nell’arco di cinque anni. Nel 2019 la sconfitta – sempre a Roma – contro la Lazio. Poi nel 2021 il secondo tentativo andato a vuoto, ancora una volta contro la Juventus, vittoriosa per 2-1 al Mapei Stadium.
Questa volta, però, i sentori che potesse essere la volta buona c’erano davvero tutti. Lo stato di forma dell’Atalanta e, in parallelo, la crisi apparentemente irreversibile della Juve, lasciavano presagire la possibilità di coronare questi anni straordinari.
E invece, ancora una volta, la finale si è rivelata una chimera per un’Atalanta mai realmente in partita e decisamente irriconoscibile rispetto alle ultime uscite. Una delusione che fa male. Una maledizione che sembra impossibile da scacciare.
Il 22 maggio a Dublino Gasperini e i suoi ragazzi avranno un’altra chance a disposizione. Una sfida dal coefficiente di difficoltà altissimo. L’ennesima occasione per sovvertire un destino che sembra non voler proprio sorridere.
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