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Il caso sgarbi/3

La visita di Sgarbi a Treviglio, tra l’annuncio e l’accettazione delle dimissioni fotogallery

Lo storico dell’arte ha trascorso il giorno successivo all’annuncio delle sue dimissioni tra amici, nella Bergamasca

Treviglio. “Oggi – commenta Vittorio Sgarbi la sera del 3 febbraio scorso – sono stato a inaugurare “La porta del cielo” a Treviglio, come Sottosegretario della Repubblica; sono stato invitato come Sgarbi essenzialmente, come promotore del nuovo museo, come conoscitore ovviamente. Ho deciso di dimettermi per evitare una inibitoria incompatibilità tra le mie funzioni e la mia attività”.

Lo storico dell’arte ha trascorso il giorno successivo all’annuncio delle sue dimissioni tra amici, nella Bergamasca. Ha inaugurato il museo della basilica dei Santi Maria Assunta e Martino, progetto che si deve alla sensibile dedizione senza riserve del parroco Norberto Donghi, alla competente disponibilità della coordinatrice del museo Barbara Oggionni, alla condivisione del sottosegretario Sgarbi e del soprintendente Luca Rinaldi, e che si è concretizzato grazie al consistente contributo di Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e Parrocchia. Il museo è ora aperto grazie al sodalizio di volontari trevigliesi Il Grappolo mercoledì dalle ore 15 alle 18, oltre che nei finesettimana con visite guidate gratuite tra le 14.30 e le 18.30 da prenotare sul sito “La Porta del Cielo”.

“La chiesa è il luogo degli affetti, della fede e del sentimento di Dio – ha esordito Sgarbi –, l’arte è la certezza di Dio, la dimostrazione della sua esistenza, della vita oltre la morte, è elevazione spirituale. Non c’è spirito senza bellezza, non c’è bellezza senza sentimento di Dio. Butinone e Zenale sono qui presenti e vivi; le loro parole sono le nostre parole”. Dopo almeno sei visite al “meraviglioso polittico di Butinone e Zenale”, dalla prima a vent’anni alle più recenti nel 2009, in occasione del restauro del 2011 e dell’attuale nel 2022, ha constatato che «il nuovo allestimento ridà centralità al polittico, ne valorizza i dettagli e la visione, che presuppone l’effetto prospettico di un cannocchiale”.

Ha sperimentato la realtà immersiva che amplifica l’impatto di un’opera da lui ritenuta “uno dei più grandi spettacoli del secolo rinascimentale”, una “sinfonia” dell’epoca e una “avveniristica” “opera d’arte totale destinata a stupire”, in quanto “tempio architettonico” scritto con l’oro e “teatro dipinto” senza soluzione di continuità tra tavole e cornice, con un’apertura al paesaggio e una “balconata” da cui si affacciano santi in “sacra meditazione”.

Sono seguite la visita alle “notevoli testimonianze d’arte della chiesa”, non più “assorbita dalla forza del polittico”, e lo spettacolo teatrale sulle giovani e diverse personalità di Butinone e Zenale, che Sgarbi considera “artisti non marginali”, ma esponenti del Rinascimento del Nord, che hanno respirato, l’uno, l’atmosfera dell’officina ferrarese e la pittura lombarda di Foppa, l’altro, lo spirito all’avanguardia di Leonardo.

Poi il sindaco Luigi Rozzoni ha invitato lo storico dell’arte a visitare la chiesa di San Bernardo Abate e la collezione artistica di Castel Rozzone, insieme alla consigliera comunale con delega alla
Cultura Sara Ferri, il vicario don Franco Colino e il curatore delle mostre del Comune Gian Pietro Resmini. Sono seguite, in chiesa, la conferma dell’attribuzione a Giuseppe Nuvolone del
Sant’Antonio da Padova dipinto nel 1647, l’ipotesi di un autore del Seicento cremasco per l’anonimo Sposalizio della Vergine, la sorpresa delle tele del 1948 di Longaretti e delle vetrate di
Bodini e Vangi. La giornata si è conclusa avverando il vecchio desiderio di visitare una collezione d’arte di Sorisole e scoprendo l’archivio di Umberto Zanetti a Bergamo.

Vittorio Sgarbi a Sorisole
Vittorio Sgarbi in visita a Sorisole

Rosi Damiani, moglie del poeta e studioso precocemente scomparso nel 2018, si sta prodigando con amici affinché numerosi inediti vengano pubblicati e uno dei più ricchi archivi di lingua, storia e cultura bergamasche divenga accessibile su piattaforma digitale online, considerando che le uniche pubblicazioni di Zanetti messe temporaneamente in rete raccolsero un milione di visualizzazioni nel breve giro di un anno.

“Non mi sono occupato più delle dimissioni, fino all’incontro di ieri con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – commenta Sgarbi il 10 febbraio, mentre si reca alla Mostra antiquaria di Modena e alla prima edizione del Festival della poesia di Ferrara, che ha contribuito a far intitolare a Roberto Pazzi –. Siamo stati insieme a parlare per un’ora e mezza. È stata contenta, mi ha
ringraziato di essermi dimesso io: le mie dimissioni sono state una liberazione per me e hanno consentito a lei di non dover cancellare la sua nomina. È questo il loro senso, con la sfumatura che
non sono stato revocato dall’incarico di governo, come invece avvenne con Berlusconi, che era anche un amico”.

Sgarbi a Treviglio
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