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Il monito

Corruzione, Italia al 42esimo posto: “La promozione della legalità è sempre più urgente”

Francesco Breviario, referente provinciale di Libera Bergamo: "Serve impegno trasversale"

L’Italia conferma il punteggio di 56 dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI), elaborato da Transparency International per l’anno 2023. Il Bel Paese, così, resta al 42esimo posto nella classifica globale dei 180 Paesi presi in esame. Tra i 27 Stati membri dell’Unione Europea, invece, rimane al 17 posto.

Questo parametro misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli “puliti”.
Nel complesso, il Cpi 2023 rivela che in più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell’affrontare questa problematica. Quelli meno corrotti sono la Danimarca (con un punteggio di 90), la Finlandia (con un punteggio di 87) e la Nuova Zelanda (con un punteggio di 85), mentre in fondo alla classifica, ci sono Venezuela, Siria, Sud Sudan (tutte con un punteggio di 13) la Somalia (con un punteggio di 11).

In Europa, il Cpi 2023 dimostra che gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi della regione: dal 2012 su 31 Paesi valutati solo 6, tra cui l’Italia, hanno migliorato il loro punteggio, mentre 8 hanno registrato una diminuzione. Con un punteggio medio di 65 su 100, l’Europa occidentale rimane la regione con il punteggio più alto nell’Indice di Percezione della Corruzione.

Francesco Breviario, referente provinciale di Libera Bergamo, commenta: “Ancora una volta questi dati evidenziano come sia sempre più urgente capire che il tema della legalità, intesa come strumento per il raggiungimento dell’obiettivo della giustizia sociale, riguarda tutti. Non devono esserci battute d’arresto, anzi bisogna intensificare l’impegno collettivo, altrimenti la situazione non cambierà e questo fenomeno continuerà a essere presente in misura medio-alta”.
“Questa posizione in classifica – prosegue Breviario – dovrebbero invitare ognuno di noi a una riflessione politica intesa in senso generale, perché è un argomento che va affrontato in modo trasversale. Se non si capisce che nessuno è escluso si rischia che la legalità diventi una questione ideologica. Va annotato, inoltre, l’impatto economico, perché la corruzione innesca un meccanismo di concorrenza sleale nel momento in cui un’azienda che corrompe si trova in vantaggio rispetto a quelle che lavorano rispettando le regole. Chi versa i contributi, dà la giusta paga ai dipendenti e osserva le normative in materia di sicurezza viene superato nei ricavi da chi non lo fa e non è giusto”.
Infine, Francesco Breviario conclude: “Non si tratta solamente delle bustarelle ma della necessità di un cambiamento culturale che richiede lavoro nel tempo senza abbassare la guardia. La volontà fa la differenza: per rendersene conto basta chiedersi perché il terrorismo sia stato sconfitto mentre le mafie no. Il motivo è semplice: si è riusciti a debellare il terrorismo perché veniva considerato trasversalmente e socialmente un problema. Ci sono ancora schegge impazzite ma è stato vinto, mentre la criminalità organizzata è ancora qui”.

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