Martinengo. Da un ospedale (quello di Treviglio) era stata dimessa giovedì scorso con l’indicazione di seguire una terapia farmacologica. In un altro ospedale (il Papa Giovanni di Bergamo) è stata trasferita in queste ore dal carcere di via Gleno, dove era stata accompagnata dai carabinieri proprio giovedì sera, dopo avere aggredito e ucciso con almeno dieci coltellate il marito Diego Rota, 56 anni, nella loro villetta in via Cascina Lombarda a Martinengo.
Caryl Menghetti si trova nella cella di sicurezza della Psichiatria dell’ospedale cittadino: una sorta prolungamento del carcere, ma sotto stretto controllo medico. Sedata e sottoposta a trattamento farmacologico, lunedì mattina la 46enne non è stata in grado di sostenere l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Riccardo Moreschi, che ne ha comunque convalidato l’arresto.
Chi indaga, non ha praticamente dubbi: il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare proprio nei meandri della mente di Caryl. Quella mattina, il marito l’aveva accompagnata in ospedale a Treviglio in preda ad allucinazioni, frasi sconnesse e deliranti. Alcune delle quali rivolte proprio verso il coniuge, oggetto di strane e bizzarre convinzioni (temeva potesse fare del male alla bimba) secondo i carabinieri del tutto prive di fondamento. Scavando nel passato dell’uomo, incensurato, non sono emerse storie di maltrattamenti o violenze. Né nei confronti della moglie, né tantomeno della figlia di 5 anni, che quella notte dormiva nella sua stanzetta e non si sarebbe accorta di nulla.
Menghetti, originaria di Vercelli, in passato aveva aperto insieme a un altro socio un’attività di estetista in via Isonzo a Romano di Lombardia, nella zona del supermercato Conad. Attività che poi avrebbe ceduto per successivamente dedicarsi alla gestione di un chiosco all’interno del Parco Suardi a Bergamo. Proprio a causa di alcuni presunti problemi sul lavoro – come appurato i carabinieri – la 46enne sarebbe nuovamente piombata in uno stato di fragilità emotiva: non risultava in cura presso alcun Cps, ma nel 2020 era stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio.
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