• Abbonati
Giornata della memoria 2024

L’anti-monumento che invita alla memoria: le pietre d’inciampo di Gunter Demnig a Bergamo video

In provincia il progetto dell'artista tedesco è arrivato nel 2016, con la posa della pietra a Premolo in ricordo di don Antonio Seghezzi: attualmente sono nove le Stolpersteine presenti in città, tra cui quella posta in via Pignolo 42 davanti all'abitazione di Aldo Ghezzi

Bergamo. Il più importante Denkmal, monumento diffuso dedicato alle vittime del nazifascismo, e, contemporaneamente, vibrante esempio dell’anti-monumentalismo novecentesco. Sono le Stolpersteine, le pietre d’inciampo, una forma di commemorazione e di testimonianza che negli ultimi vent’anni è uscita dalla Germania per diffondersi in tutta Europa, arrivando anche nella città e nella provincia di Bergamo.

Il progetto delle Stolpersteine affonda le proprie radici negli anni Novanta in un’idea di Gunter Demnig, artista nativo di Berlino che nel 1992 a Colonia posò la prima pietra sul suolo tedesco: da quel momento sono oltre 75.000 le pietre d’inciampo collocate in tutta Europa, di cui più di 1.000 in Italia.

Le pietre d’inciampo evocano storie di vita legate non solamente alla Shoah ma anche alle deportazioni politiche, agli internamenti militari, a tutte le persecuzioni razziste del governo nazista e dei suoi alleati. Il progetto ha creato nel corso degli anni una vera e propria rete di memoria che attraversa tutto il continente europeo e che offre ai cittadini la possibilità di ricordare nel quotidiano le persone che persero la vita a causa di uno dei momenti di maggior bassezza del genere umano.

 

pietra d'inciampo alessandro zappata

 

La deposizione della prima pietra nella nostra provincia risale al 2016, a Premolo in memoria di don Antonio Seghezzi. Nel 2021 venne invece posta la prima Stolperstein in città e istituito dal Comune un tavolo di lavoro per promuovere il progetto insieme ad Aned, Anpi, Museo delle storie, Associazione Italia-Israele e Isrec. Proprio a quest’ultima associazione è stato conferito il compito di coordinamento con l’artista, ricerca e progettazione delle pose.

Attualmente sono nove le pietre d’inciampo presenti nella città di Bergamo, alle quali quest’anno si aggiungerà anche la prima soglia d’inciampo – Stolperschwelle – in Lombardia, che verrà posta all’ex Caserma Montelungo – già Umberto I – per la memoria di un luogo situato nel cuore della nostra città che fu durante l’occupazione tedesca teatro di transito di 850 deportati politici. La cerimonia di deposizione è prevista lunedì 29 gennaio alle 11.

A guidarci nelle profondità del progetto delle pietre la direttrice dell’Isrec Elisabetta Ruffini, la quale nel corso degli anni ha incontrato molte volte l’artista tedesco: “Gunter Demnig è un artista consapevole che la memoria è un rito che ha bisogno di costruire degli spazi di vuoto dentro la frenesia delle nostre città, nel nostro modo di abitare il presente. Gunter Demnig è vestito sempre nello stesso modo, con lo stesso cappello. Non dice assolutamente niente durante la cerimonia di posatura: anzi, rende superflue e ipocrite tutte le parole dei presentatori. I gesti occupano lo spazio urbano per fare emergere il passato, un passato che poi ciascuno decide se portare dentro di sé”.

 

elisabetta ruffini
Elisabetta Ruffini, direttrice Isrec

 

Demnig ha ideato un progetto di commemorazione che non impone la memoria, piuttosto chiama il cittadino a prendere una posizione rispetto a quell’anti-monumento composto da semplici pietre ricoperte di ottone che trova disperso nelle vie della sua città: “La memoria è una scelta. Una pietra d’inciampo può essere superata con un semplice passo e il passante rimane lo stesso: fermarsi ad osservare la pietra significa scegliere di fermarsi, bloccare la vita frenetica di tutti i giorni, e ricordare una persona. I brevi cenni biografici contenuti sulle pietre di colpo scaraventano l’osservatore nella voragine di una vita, una vita che lo chiama a prendere una posizione rispetto ad essa. O a non prenderla. Ma anche nell’istante in cui decide di non prenderla, egli prende una posizione”.

Tra le nove pietre d’inciampo dislocate sul suolo della città di Bergamo vi è quella posta in memoria di Aldo Ghezzi, davanti alla sua abitazione di via Pignolo. Per approfondire la sua vita e la sua scelta di entrare a fare parte della Resistenza bergamasca abbiamo intervistato Angelo Bendotti, presidente dell’Isrec e vero e proprio artefice della riscoperta della figura di questo tipografo nato e cresciuto a Bergamo in una famiglia fortemente antifascista. Arrestato e deportato a Mauthausen, Ghezzi morì di stenti nel sottocampo di Ebensee il 3 giugno 1945, poco più di un mese dopo l’entrata delle avanguardie della Terza Armata Americana nel lager.

 

angelo bendotti
Angelo Bendotti, presidente Isrec

 

Un giovane che rappresenta uno dei molti bergamaschi che scelsero di non rispondere alla chiamata delle armi e di mettere drammaticamente in discussione loro stessi per cambiare le sorti della Storia. Una vita che forse anche nel mondo di oggi dovrebbe essere presa come esempio, un esempio di giustizia e di coraggio. Quel coraggio che lo portò spontaneamente ad opporsi al regime fascista ben consapevole delle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare.

 

 

Vuoi rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie di Bergamonews? Clicca su questo link ed entra nel nostro canale Whatsapp, dove potrai ricevere le news più importanti della giornata.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
giulio questi
L'anniversario
Giulio Questi, l’intellettuale bergamasco amico di Fenoglio (e Garcia Márquez) e stimato da Tarantino
Riccardo Politi
La storia
Da New York a Treviglio: la famiglia Mänas e la resilienza durante l’Olocausto
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI