• Abbonati
Il rammarico

Chiude il centro di Rita Levi Montalcini, Garattini: “Per i governi la ricerca è un costo”

Il presidente dell'Istituto Mario Negri: "Manca attenzione per la ricerca"

“Il problema è che per i governi in Italia la ricerca è un costo e non un investimento”. Così il professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri, esperto farmacologo bergamasco e simbolo della ricerca, commenta il taglio dei fondi all’istituto di ricerca fondato e voluto da Rita Levi Montalcini, una delle più grandi scienziate italiane a livello mondiale.

Si tratta del centro Ebri (European Brain Research Institute) di Roma, che con la sua attività ha permesso di aumentare le conoscenze sul cervello e sui meccanismi di molte malattie neurologiche e dei disturbi dello spettro autistico. Il suo presidente, Antonino Cattaneo, ha spiegato che la decisione del governo “determina l’impossibilità di proseguire le ricerche e di sostenere i costi strutturali e l’implementazione e manutenzione dei laboratori e delle sofisticate apparecchiature. Sono costi che non possono essere coperti dai finanziamenti, in larga parte internazionali, per progetti di ricerca competitivi vinti dalle ricercatrici e dai ricercatori”.

Viene meno, così, un riferimento per la ricerca nel nostro Paese: i risultati che ha raggiunto sono alla base di future innovative terapie per gravi patologie celebrali e dell’occhio che oggi non hanno cure adeguate, tra le quali il morbo di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative, sclerosi multipla, epilessia, malattie neuropsichiatriche, glaucoma e neuropatie ottiche.

 

Silvio Garattini

 

“Il problema – commenta il professor Garattini – è che in Italia abbiamo governi che ritengono che la ricerca sia una spesa e non un investimento. L’esecutivo attuale e quelli precedenti, perché è successo anche in passato, tagliano sempre in questo settore, ma senza risorse per la ricerca questo Paese non può compiere grandi passi avanti. L’economia e la salute dipendono in misura fondamentale dalla ricerca, alla quale in Italia viene dedicato circa l’1,2% del Pil (Prodotto interno lordo, ndr) mentre la media europea è del 2,3%. Non solo: non sappiamo quando vengono pubblicati i bandi, emessi i risultati e finanziati, c’è una grande burocrazia a cui si accompagna una scarsa efficienza. Abbiamo la metà dei ricercatori per milione di abitanti rispetto alla media europea e si incontrano grosse difficoltà per effettuare la sperimentazione animale, perché c’è una burocrazia spaventosa. Bisogna attendere sei mesi prima di avere un’approvazione, contrariamente a quello che succede nei maggiori Paesi europei. Per farsi un’idea, per avvicinarci alla somma che la Francia destina alla ricerca dovremmo spendere circa 22 miliardi di euro in più all’anno”.

Serve più consapevolezza nelle istituzioni e tra i cittadini. Il professor Garattini evidenzia: “Manca completamente l’attenzione per questo ambito e per le sue potenzialità nel presente e nel futuro, perché ha una funzione strategica fondamentale. La ricerca viene realizzata dall’industria: manca quella indipendente, che ha maggior margine di manovra ed è effettuata nell’interesse dei pazienti. Quella industriale, invece, inevitabilmente tende a mostrare soprattutto i benefici dei propri prodotti”.

“L’Istituto Mario Negri – prosegue il professor Garattini – cerca di essere indipendente anche se non è facile. Le risorse su cui si può contare sono poche: tutti gli enti di ricerca sono in difficoltà. Essendo IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), riceviamo dei fondi pubblici, ma sono una parte molto piccola del totale di cui abbiamo bisogno. L’Istituto Mario Negri, considerando le sedi di Milano e Bergamo, per esempio, spende circa 33 milioni di euro all’anno e il sostegno pubblico non arriva a coprire nemmeno il 15% della cifra. Fortunatamente siamo molto aiutati da lasciti, eredità e donazioni dei privati, che rappresentano una buona parte delle entrate. Avremmo bisogno di maggior sostegno pubblico: non vogliamo riceverlo gratuitamente, basterebbe che venissero indetti più bandi di concorso per premiare i progetti migliori, ma ciò non avviene perché sono troppo poche le risorse disponibili”.

Infine, il professor Garattini conclude: “Il Paese senza ricerca in tutti i campi non può accrescere la sua economia e non ha futuro. Inoltre, la salute viene danneggiata perché dipende dalle conoscenze che si hanno sull’organismo e sul suo funzionamento. I progetti dei ricercatori e i loro risultati innescano procedimenti virtuosi, perché quello che si scopre su una patologia è utile per curarne altre. Le malattie rare, per esempio, costituiscono casi estremi che possono permettere di capire i danni causati da cambiamenti genetici o altri tipi di anomalie”.

 

 

Vuoi rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie di Bergamonews? Clicca su questo link ed entra nel nostro canale Whatsapp, dove potrai ricevere le news più importanti della giornata.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI