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Il caso

Alitalia liquida l’ex rettore Paleari per 7 milioni di euro

Lo ha deciso il Consiglio di Stato, ribaltando un decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che, considerando l’ex compagnia di bandiera come azienda pubblica, aveva posto un tetto di 240 mila euro all’indennità di buonuscita a favore di Paleari

Bergamo. A distanza di quattro anni dalla fine della collaborazione, l’ex rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari dovrà percepire da Alitalia una liquidazione di sette milioni di euro. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, ribaltando un decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che, considerando l’ex compagnia di bandiera come azienda pubblica, aveva posto un tetto di 240 mila euro all’indennità di buonuscita a favore di Paleari.

I fatti risalgono al 2017, quando Alitalia era finita in amministrazione straordinaria dopo il diniego da parte dei dipendenti al piano di rilancio degli azionisti. L’allora ministero dello Sviluppo economico, con al timone Carlo Calenda, aveva quindi nominato tre commissari per la gestione della compagnia aerea: Luigi Gubitosi (poi sostituito da Daniele Discepolo), Enrico Laghi e Stefano Paleari. A dicembre 2019 la terna era stata sostituita dall’attuale commissario Giuseppe Leogrande, e a quel punto Paleari e Discepolo avevano avanzato la richiesta di liquidazione: circa sette milioni per il primo, tre per il secondo.

Nel gennaio 2023 il nuovo ministero delle Imprese e del made in Italy aveva emanato un decreto fissando a 240 mila euro il tetto previsto per la liquidazione dei due ex commissari, che – sostenendo la natura privata dell’azienda Alitalia, e la conseguente validità dell’applicazione delle griglie di calcolo previste dalle norme del 2016 sull’amministrazione straordinaria – si erano rivolti al Tar, che a sua volta aveva respinto il ricorso. Da qui la decisione di appellarsi al Consiglio di Stato, che ha ribaltato la situazione sottolineando la proprietà integralmente privata di Alitalia ai tempi della collaborazione dei due professionisti, invitando il ministero a determinare le modalità di liquidazione del compenso, annullandone quindi il decreto: via libera al saldo del dovuto, dunque, salvo altri accordi tra le parti in causa.

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