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La sentenza

Ucciso per una lite al semaforo, Belotti condannato a 14 anni video

Assolto invece per guida sotto effetto di stupefacenti perché il fatto non sussiste

Montello. Vittorio Belotti, magazziniere di 50 anni di Montello, è stato condannato a 14 anni per l’omicidio di Walter Monguzzi, speronato il 30 ottobre 2022 mentre era in sella alla sua moto Bmw e morto dopo essere stato travolto da un’auto che sopraggiungeva sulla corsia opposta. Il tutto per una banale lite ad un semaforo.

Il pubblico ministero Letizia Aloisio aveva chiesto una condanna a 24 anni per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, i difensori dell’imputato avevano invocato la legittima difesa o l’eccesso colposo di legittima difesa, chiedendo che il reato venisse riqualificato in omicidio preterintenzionale.

Ad innescare la tragedia fu lo speronamento della moto di Monguzzi da parte della Panda di Belotti, dovuto ad un diverbio avuto qualche secondo prima al semaforo rosso di via Papa Giovanni. Ma per quale motivo il magazziniere intraprese quelle manovre tanto azzardate?

Secondo l’accusa lo fece per provocare la morte del motociclista, colpevole di averlo rimbrottato perché, sulla linea d’arresto, aveva cercato di andargli addosso. Monguzzi infatti si era affiancato alla Panda in attesa del verde poi, a causa di un’automobile che aveva svoltato a sinistra avvicinandosi troppo al motociclo, si era posizionato molto vicino alla parte anteriore sinistra dell’utilitaria di Belotti, scatenando la reazione dell’automobilista. Il quale, una volta ripartito, aveva sterzato due volte in direzione della moto cercando di urtarla, tanto che Monguzzi aveva cercato di tenere distante la Panda allungando la gamba. La terza sterzata aveva colpito la parte posteriore della moto Bmw facendo cadere il 56enne proprio mentre dal lato opposto della carreggiata sopraggiungeva un’automobile che investì inevitabilmente la vittima.

Il tentativo di tenere lontana l’auto perpetrato da Monguzzi, secondo la difesa altro non era che una reazione violenta del motociclista nei confronti dell’imputato: calci alla carrozzeria sferrati in un’aggressione che aveva spaventato Belotti, il quale infatti si era poi dato alla fuga senza prestare soccorso. La caduta sarebbe stata la conseguenza di uno sbilanciamento da parte della vittima intenta a colpire la portiera della Panda.

La Corte d’Assise ha ritenuto colpevole Vittorio Belotti, avvalorando quindi l’interpretazione dei fatti dell’accusa.

 

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