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La vicenda

Posta un volantino con riferimenti a Rauti, finisce in tribunale querelato dalla figlia

Alla sbarra un iscritto all'Anpi che nel 2019 condivise la locandina sul suo profilo Facebook per protestare contro l'intitolazione del circolo trevigliese di Fratelli d'Italia all'esponente del Msi

Treviglio. È una sorta di processo alla storia, quello andato in scena venerdì 22 settembre nell’aula 5 del tribunale di Bergamo.

All’esterno del palazzo di via Borfuro una trentina di persone hanno organizzato un presidio di solidarietà per l’imputato Carmelo Ilardo, membro del Comitato cittadino per l’attuazione della Costituzione e iscritto all’Anpi, reo di aver condiviso sul suo profilo Facebook un volantino diffuso dalla sezione di Fara Gera d’Adda per protestare contro l’intitolazione dell’allora neonato circolo trevigliese di Fratelli d’Italia a Pino Rauti.

Nel volantino si leggeva: “L’esaltazione di Pino Rauti è l’esaltazione di un membro volontario della Guardia Nazionale Repubblicana, vera e propria banda di torturatori e fucilatori di popolo”. Rauti venne definito “fondatore dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo, implicata nello stragismo a cavallo degli anni ’60-’70: bombe sui treni nell’estate del 1969, strage di piazza Fontana, strage di piazza della Loggia. Il 15 maggio 2008 la Corte d’Assise di Brescia decretò Pino Rauti come “Responsabile morale” di quelle stragi”.

Le figlie di Rauti, Isabella e Alessandra, invitate a partecipare all’inaugurazione del circolo nel novembre 2019, non gradirono, reputando le frasi offensive della memoria del loro padre, e denunciarono Ilardo per diffamazione. Venne emesso un decreto penale che lo condannava al pagamento di una multa di 256 euro, ma lui si oppose ed ora sta affrontando il processo.

In aula venerdì mattina è comparsa Isabella Rauti, Sottosegretario alla Difesa del governo Meloni (la sorella Alessandra ha ritirato la querela). “Devo difendere la memoria di mio padre e la mia, in quanto porto orgogliosamente il suo nome e ricopro una carica politica. Il volantino riporta una serie di inesattezze gravi e ricorrenti”.

In particolare ciò che viene contestato è che “Pino Rauti non fondò Ordine Nuovo, bensì il Centro Studi Ordine Nuovo, che ha poi disciolto nel 1969 per entrare nel Movimento Sociale Italiano. Ordine Nuovo nacque dopo, sono due cose diverse”.

 

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Gli avvocati Roberto Trussardi e Michele Olivati, che difendono Ilardo, hanno chiamato come testimone il professor Elia Rosati, ricercatore presso la Facoltà di Scienze Politiche e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano, autore di un libro dal titolo “Storia di Ordine Nuovo. La più pericolosa organizzazione neofascista degli anni Settanta”.

Dopo aver ricostruito la storia, i simboli e gli slogan utilizzati dal movimento politico, il consulente ha dichiarato che “la storiografia ha sempre inteso Rauti come leader di Ordine Nuovo e lui stesso non ha mai smentito. E così tanti altri testi. La maggior storiografia accademica che si studia per l’esame di Storia Contemporanea non fa distinzione tra Centro Studi Ordine Nuovo e Ordine Nuovo. Poi sì, se restiamo ai formalismi lui è il fondatore del Centro Studi”.

Isabella Rauti non tollera nemmeno che suo padre venga definito il “responsabile morale” delle stragi italiane compiute da esponenti di Ordine Nuovo: “Lui è stato assolto da ogni accusa. Il pm disse: “Nel caso di Pino Rauti si parla di lui come del responsabile morale, ma nella sua posizione non c’è nessuna responsabilità oggettiva” e chiese lui stesso l’assoluzione”.

L’imputato Ilardo, 68 anni, ha rilasciato spontanee dichiarazioni: “Nell’autunno del 2019 sono rimasto molto colpito che una nuova sede di Fratelli d’Italia a Treviglio venisse intitolata a Pino Rauti. Per quanto a mia conoscenza era un volontario della Guardia Nazionale Repubblicana, noto politico implicato nelle indagini rispetto a diverse stragi. Il volantino girava sui social e riassumeva bene il mio stupore, così l’ho condiviso. Non c’è scritto che Rauti ha messo bombe o fucilati civili, quindi ho pensato di postarlo”.

Come teste della difesa ha deposto anche Luciana Bramati, vicepresidente dell’Isrec, l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, che ha ripercorso parte della storia delle Gnr e delle Compagnie di Ordine Pubblico che “con efferatezza si occupavano dei rastrellamenti dell’attività partigiana”.

Il giudice ha voluto acquisire la sentenza dell’assoluzione di Rauti alla quale ha fatto riferimento la figlia Isabella ed ha rinviato l’udienza per il dibattimento al prossimo 24 novembre.

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