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L'intervista

Alla scoperta del libretto di Raffa in the Sky, Alberto Mattioli: “Carrà, un ufo che sceglie la fragilità umana”

Il librettista: “L’obiettivo era quello di scrivere un’opera del nostro tempo per il nostro tempo"

Bergamo. Non un musical e nemmeno una trasposizione musicale della biografia di Raffaella Carrà. “Raffa in the Sky”, progetto commissionato dalla Fondazione Teatro Donizetti per Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023, è un’opera lirica in piena regola, con cast (tra i grandi in scena, Carmela Remigio e Haris Andrianos), orchestra in buca, un compositore (Lamberto Curtoni) e due librettisti (Renata Ciaravino e Alberto Mattioli).

Per essere ancora più precisi, stiamo parlando di una fantaopera ideata e diretta da Francesco Micheli, già direttore artistico del Donizetti Opera Festival, che debutterà . “La più grande difficoltà di mettere in scena Raffa in the Sky è che si tratta di un’opera del tutto originale – spiega il librettista Alberto Mattioli -. Ho già scritto altri tre libretti in passato che avevano però una fonte da cui attingere, come un testo teatrale o un romanzo”.

“Raffa in the Sky”, infatti, non è il racconto della vita della celebre showgirl dal caschetto biondo, ma una storia completamente inventata con più livelli di lettura: “Dietro alla vicenda della protagonista, che si intreccia con la storia di una famiglia tipica italiana, c’è una profonda riflessione sul valore dell’arte, sul rapporto tra arte colta e popolare e sul ruolo rivoluzionario della Carrà nella società italiana”.

“La protagonista di Raffa in the Sky non è l’artista conosciuta in tutto il mondo, ma un’eroina, non umana, proveniente dall’Arcadia, il pianeta degli artisti”, continua Mattioli. Viene inviata in missione sulla Terra dal sovrano Apollo XI nel 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. “Seguiremo la protagonista nelle sue avventure, in cui predica il verbo pace & love, la liberazione del corpo e dell’eros, la rivendicazione della libertà delle donne”. E alla fine non potrà mancare una grande sorpresa: Raffaella rinuncerà alla sua deità e sceglierà l’imperfezione umana e la morte, il destino di ogni essere umano”.

Ma perché scegliere Raffaella Carrà come protagonista?

“L’obiettivo era quello di scrivere un’opera del nostro tempo per il nostro tempo – spiega Mattioli – . In realtà, non è vero che nel mondo non si scrivano più nuove opere. Secondo me è indispensabile avere fiducia in questo genere che ha molto da dire e che è ancora uno strumento per interpretare la realtà. La morte dell’opera lirica è una delle più grandi profezie smentite del ‘900. Ora è il momento del rinnovamento che può avvenire attraverso il recupero di titoli del passato ma anche con la creazione di nuovi”.

Perché “non è importante che un’opera sia antica o moderna, ma che parli a noi, che ci sveli chi siamo”.

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