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La storia del romanzo

Il Signore degli Anelli, un capolavoro nato come azzardo editoriale e le difficoltà di pubblicazione

La lunghezza del racconto comportò spese ingenti (carta e inchiostro in modo particolare). La storia sviluppata non si lasciava collocare in un genere preciso e non si rivolgeva a una fascia d’età ben individuata

Dopo dodici anni di estenuante scrittura e di revisione continua dell’opera, un Tolkien ormai sessantenne poteva stringere tra le mani l’impresa di una vita, l’avventura per eccellenza della letteratura fantasy, Il Signore degli Anelli.

Correva l’anno 1949, l’autore fremeva di pubblicare lo scritto, ma le vicende presero uno sviluppo inatteso, favorito peraltro dalle intemperanze caratteriali dello stesso Tolkien. Il romanzo era stato promesso alla Allen & Unwin, casa editrice con cui era stato pubblicato Lo Hobbit, un altro successo senza tempo. Lo scrittore, nonostante avesse stretto con la casa editrice in questione una collaborazione proficua e di lungo corso, rischiò seriamente di interrompere l’importante sodalizio professionale: Il Signore degli Anelli dovette attendere il 29 luglio 1954, data di uscita de La Compagnia dell’Anello (titolo del primo volume della trilogia dell’opera) per intraprendere quel cammino che avrebbe condotto lo scritto verso le vette più alte della letteratura mondiale. L’amico e collega C.S. Lewis, all’uscita del romanzo, avrebbe accostato Tolkien ad Ariosto, legando, inoltre, la notevole produzione del nostro a quella dei grandi classici omerici, affermando convintamente: “Nella storia del romanzo, storia che guarda indietro fino all’Odissea e ancora più in là, questo non è un semplice ritorno, ma piuttosto un passo avanti, una rivoluzione: la conquista di nuovi territori” (C.S. Lewis, “Time & Tide”, 14 agosto 1954). Il Signore degli Anelli avrebbe portato ricchezza e notorietà all’autore e alla casa editrice, raggiungendo milioni di lettori, divenendo oggetto di culto e fenomeno di massa e di costume, fino ai nostri giorni.

Il classico lieto fine che rischia, tuttavia, di mettere tra parentesi le significative difficoltà legate alla stampa e alla diffusione dello scritto. Il Signore degli Anelli rappresentò, a tutti gli effetti, un azzardo dell’editore. La lunghezza del racconto comportò spese ingenti (carta e inchiostro in modo particolare). La storia sviluppata non si lasciava collocare in un genere preciso e non si rivolgeva a una fascia d’età ben individuata: l’anello avrebbe potuto ghermire e incatenare per sempre il futuro dell’azienda. Ma fu, soprattutto, Il Silmarillion a esercitare un ruolo da protagonista, rallentando i tempi di pubblicazione del volume. Tolkien nutriva perplessità e risentimenti nei confronti della Allen & Unwin “perché nel 1937 aveva respinto Il Silmarillion” (H. Carpenter, J.R.R. Tolkien. La biografia, a cura di A. Monda, Roma, Fanucci Editore, 2002). Lo scrittore britannico considerava Il Silmarillion decisivo per la comprensione de Il Signore degli Anelli: “Forse, considerato come un’opera indipendente, Il Signore degli Anelli poteva reggere sul piano narrativo; eppure, visti i continui (e altrimenti oscuri) riferimenti a una mitologia precedente, pensava fosse meglio che i due libri vedessero la luce insieme” (Op. cit.). Forzando il pensiero espresso, si potrebbe intendere Il Silmarillion come una sorta di glossario, di vocabolario, di “manuale” per entrare con maggiore comprensione nel racconto, cogliendone la complessità e l’evoluzione storica. Il Silmarillion, inoltre, necessitava di legare a sé il pubblico dell’”Anello” per trovare casa e mercato. L’opportunità di realizzare il suo intento sembrò prendere corpo “quando Milton Waldman, della casa editrice Collins, si dichiarò interessato a pubblicare entrambi i lavori” (Op. cit.). La casa editrice Collins possedeva, inoltre, un ulteriore elemento di forza rispetto alla Allen & Unwin: “Mentre la gran parte degli editori, compresi la Allen & Unwin, avevano sofferto della forte carenza di carta durante la guerra, Collins dal canto suo non era soltanto un editore ma anche cartolaio, produttore di diari e stampatore; poteva perciò disporre di una riserva di carta di gran lunga superiore alla maggior parte delle altre case editrici.

E per quanto riguardava la fattibilità commerciale delle lunghe storie mitologiche di Tolkien, il presidente della società, William Collins, aveva già accennato a Waldman che sarebbe stato molto felice di pubblicare una qualunque storia fantastica dello stesso autore dello Hobbit” (Op. cit.). La casa editrice Collins mirava, in realtà, “ad acquistare i diritti dello Hobbit” (Op. cit.), approfittando delle frizioni tra Tolkien e la Allen & Unwin, acuite anche da ulteriori divergenze sorte in merito alla pubblicità de Il cacciatore di draghi. Collins non volle esporsi in prima persona, spingendo il nostro a risolvere eventuali impedimenti legali o morali, riconducibili ad accordi presi in precedenza dall’autore con la casa editrice (Cfr., op. cit.). Tolkien si sentì autorizzato a forzare la mano, chiedendo espressamente alla Allen & Unwin di pubblicare entrambi i libri. Una richiesta difficile da esaudire dal momento che “i due libri insieme ammontavano a più di un milione di parole” (Op. cit.) L’obiettivo, dopo un lungo tentativo di mediazione da parte della casa editrice, fu raggiunto il 17 aprile del 1950. Stanley Unwin scrisse a Tolkien una lettera in cui si ritirava ufficialmente dal progetto, esprimendo un profondo e sincero dispiacere: “Sono tanto più dispiaciuto dal fatto che lei abbia sentito necessario pormi di fronte a un ultimatum connesso con un manoscritto che non ho mai visto nella sua forma finale, completa. Dato che lei chiede un “sì” o un “no” immediati, la risposta è “no”; ma avrebbe potuto essere “sì” se ci avesse concesso più tempo e ci avesse fatto vedere il manoscritto completo. Con dispiacere, sono costretto ad abbandonare tutto”.

 

Tolkien

Tolkien era riuscito a disimpegnarsi: la pubblicazione dell’opera di una vita sembrava ormai imminente. Sembrava, appunto. Il noto filologo britannico si accorse ben presto di avere commesso un grave errore di giudizio. Waldman, in occasione di un incontro a Oxford del maggio 1950, avanzò una richiesta che infastidì non poco Tolkien: Il Signore degli Anelli era troppo lungo e necessitava di tagli importanti prima di essere pubblicato. Cominciarono a emergere, inoltre, dubbi e perplessità, da parte della casa editrice, circa la pubblicazione del Silmarillion tanto per la lunghezza quanto per la natura e l’esposizione degli argomenti trattati. Waldman, infine, per motivi lavorativi, trascorreva lunghi periodi dell’anno in Italia. Le comunicazioni e i contatti tra la casa editrice e Tolkien si fecero così sporadici, alimentando incomprensioni reciproche: “La conseguenza fu che alla fine del 1950, a un anno dal completamento del Signore degli Anelli, Tolkien comprese di non essere affatto vicino alla pubblicazione” (Op. cit.). Stanley Unwin, intanto, cercava di riallacciare i rapporti con Tolkien, indirizzando al nostro una lettera in cui si esprimeva la speranza di “avere il privilegio della pubblicazione del Signore degli Anelli”. Incerto sul da farsi, Tolkien decise di dedicarsi al lavoro accademico e amministrativo in arretrato, intraprendendo viaggi di studio e di rappresentanza, in Belgio e in Irlanda (Cfr., op. cit.). Trascorse un altro anno senza che il nostro avesse ancora firmato il contratto con la casa editrice Collins. Deluso e innervosito, Tolkien lanciò un ultimatum: “O Il Signore degli Anelli si pubblicava immediatamente o egli avrebbe rimandato il manoscritto alla Allen & Unwin” (Op. cit.). La risposta della casa editrice Collins, in una lettera del 18 aprile 1952, non si fece attendere, segnando, di fatto, la fine di qualsiasi collaborazione con l’autore, presente e futura: “Sono dolente di dire che siamo spaventati dalla mole del libro che, dato l’attuale costo della carta, costituisce un investimento pericoloso”.

Dopo avere preso atto della situazione, Tolkien, Il 22 giugno dello stesso anno, spedì una lettera a Rayner Unwin, riconoscendo di avere mutato intendimento e di essere pronto a riprendere la collaborazione interrotta: “Per quanto concerne Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion, la situazione è quella di sempre. Il primo finito (e la fine rivista), l’altro non ancora finito (o non rivisto), ed entrambi a ricoprirsi di polvere. Ma ho in parte modificato il mio punto di vista. Meglio qualcosa che niente! Benché per me siano un tutt’uno, e Il Signore degli Anelli sarebbe molto meglio (e più facile) che uscisse come parte di un insieme, sarei felice di prendere in considerazione la pubblicazione di una parte del materiale. Il tempo si fa sempre più prezioso. Che cosa ne dici del Signore degli Anelli? Si può fare qualcosa per riaprire quelle porte che io stesso ho sbattuto?”.

Il viaggio verso Mordor stava per iniziare, dopo essersi arenato a lungo nelle secche insidiose dell’editoria contemporanea.

Le informazioni contenute nel seguente articolo sono state attinte dal pregevole studio di H. Carpenter, intitolato J.R.R. Tolkien. La biografia, di cui si consiglia vivamente la lettura.

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