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Martina Caironi: “Mi sento un esempio per chi deve ripartire. Dopo Parigi 2024 sarò appagata” video

La campionessa paralimpica bergamasca si racconta, tra ambizioni e il proprio ruolo: "Mi vedo in politica sportiva, il movimento è cresciuto tanto ma si possono fare tantissime cose"

Bergamo. Reinventarsi. Ripartire. Nella vita di Martina Caironi c’è un prima e c’è un dopo. Ci sono tanti punti di partenza. Anzi, di ripartenza. Oggi, a 33 anni, la pluricampionessa paralimpica bergamasca è diventata un’icona dello sport italiano nel mondo. Di più: un esempio da seguire.

Due record del mondo attualmente a proprio nome, una decina d’altri realizzati che sono scritti nel grande libro dell’atletica. Medaglie europee, mondiali, olimpiche, frutto di talento, sì, ma anche lavoro, forza di volontà, dedizione. L’incidente in moto nel 2007 le ha cambiato la vita, ma non ha cambiato lei stessa: è solo cresciuta più in fretta. “Ho capito quali fossero le cose importanti”, dice. Non crede che siano le persone a cambiare: è l’esperienza che è diversa.

Di esperienza, ad oggi, ne ha fatta tanta. Non solo in pista, dove si è fatta traino di un movimento, seguendo a ruota il lavoro iniziato Oscar Pistorius. Una specie di passaggio del testimone nell’essere per certi versi anche un’icona del mondo paralimpico.

È stata, ed è tuttora, un traino in Italia per quanto ha fatto, ispirando atlete che oggi competono al suo fianco. “Ho accettato questo ruolo”, dice. Da Londra 2012 in poi, Martina ha deciso di fare dell’atletica la sua vita: “Al tempo correvo in 15”89, oggi in 14”02, che il nuovo record”. In due secondi un lavoro di una decina d’anni, iniziato curiosamente dopo il primo grande successo olimpico. “A un certo punto ho capito di avere del potenziale, così mi sono rimboccata le maniche”. E lo ha fatto per davvero.

Alzare il livello, di sé stessi e del movimento in generale. Che il lavoro sia stato impeccabile è sotto gli occhi di tutti. D’altronde sono le medaglie che scandiscono gli anni della sua vita. Anche quelle d’argento, come le ultime due di Tokyo, perché rappresentano una ulteriore spinta verso il top, dove è abituata a stare. Anche gestendo le pressioni che implica.

Ambizione, positività, felicità. Forze trainanti che la spingono verso il grande obiettivo di Parigi 2024: “Poi mi sentirò appagata”. Bisogna saper dire basta, saper ascoltare il fisico. Martina però sa benissimo quale sarà il ‘dopo’, in termini professionistici: “Sto scoprendo un mondo”, ci dice quando parla del suo ruolo nel comitato paralimpico. Politica sportiva, dopo la pista.

Vuole far cambiare mentalità alla gente, vuole che si veda lo sport e non la disabilità, che ne fa parte, certo, ma va vista in maniera diversa. “Grazie alla tecnologia si possono fare tantissime cose”, ne è convinta ed è convinta di volerne scoprire altre.

A proposito: c’era anche un’opzione di gareggiare nello snowboard a Milano-Cortina 2026, ma gli impegni sono tanti. Martina però è così: senza limiti. Ha firmato una bandiera tricolore, che ci ha promesso che si metterà sulle spalle nel suo prossimo successo. Che, siamo sicuri, non tarderà ad arrivare.

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