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L'iniziativa

Volontari per un giorno: 70 dipendenti di Sabo al Banco di Solidarietà di Bergamo

A sostegno delle famiglie in difficoltà: ogni dipendente condivide l'esperienza insieme a un collega e a un volontario del Banco, stimolando anche il team building

Dalle sedi di Bergamo e Levate, partono i dipendenti di SABO per recarsi, due volte alla settimana, presso il Banco di Solidarietà di Bergamo, a Borgo Palazzo.

Nell’ambito del progetto SABO for Social, l’iniziativa solidale “Volontari per un giorno”, nata in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo e l’Associazione Banco di Solidarietà Onlus di Bergamo, ha come obiettivo quello di contribuire alla realizzazione di attività per il sociale dedicate in particolare a quella fascia della comunità locale più fragile e in difficoltà, mettendo a disposizione ore lavorative dei propri dipendenti per la preparazione e distribuzione di pacchi alimentari in ogni luogo della città.

“Crediamo nel valore delle persone che lavorano nella nostra azienda, per questo abbiamo fortemente voluto avviare questo progetto che sprona e sostiene i nostri collaboratori a mettersi a servizio della comunità locale, svolgendo attività che possano migliorare la qualità della vita delle persone più fragili – afferma Germano Peverelli, Amministratore Delegato e Presidente del Consiglio di Amministrazione di SABO S.p.A. – Quando abbiamo comunicato ai nostri collaboratori l’opportunità di fare un’esperienza di volontariato. Abbiamo ricevuto decine di adesioni: ciò testimonia che la nostra forza lavoro è attenta ai bisogni della popolazione ed è pronta ad impegnarsi concretamente: un valore aggiunto che l’azienda vuole investire e condividere con il proprio territorio”.

Sono infatti oltre 70 i dipendenti che si sono iscritti all’iniziativa, attiva fino alla fine dell’anno, mediante un moderno tool predisposto appositamente dall’azienda per organizzare la propria giornata da volontario, condividendo questa esperienza insieme ad un altro collega e ad un volontario del Banco di Solidarietà di Bergamo: un’occasione che stimola il team building per un fine comune altrettanto arricchente.

“Il volontariato rappresenta un tratto identitario del nostro territorio che, negli ultimi anni, ha raggiunto un’evidenza distintiva unica e straordinaria – dichiara Marcella Messina, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo. L’esperienza in corso svolta dalle lavoratrici e dai lavoratori SABO dimostra quanto questo impegno, inteso come forma di civismo diffuso, sia espressione di un grande desiderio, ma anche bisogno, di partecipare in modo utile alla vita sociale, oltre che volano nella costruzione di reti pubblico-privato e interistituzionali in cui credo molto e di cui abbiamo molto bisogno. In più, mi fa molto piacere che sia stato scelto il Banco di Solidarietà come destinatario delle ore di volontariato, un’associazione che rappresenta uno degli interlocutori principali con cui il Comune costruisce e realizza le politiche di solidarietà alimentare a favore delle persone più fragili della città”.

Quello di SABO è un modello di impresa sempre più al passo con i tempi, adottato anche da altre grandi realtà che, aderendo a progetti sostenibili e solidali, si impegnano concretamente nelle politiche aziendali di Responsabilità Sociale e alimentano al contempo il senso di coesione e appartenenza dei propri collaboratori.

“Nel prendere parte alle attività del Banco di Solidarietà di Bergamo, le lavoratrici e i lavoratori di SABO hanno dimostrato grande entusiasmo e voglia di fare, comprendendo da subito il valore aggiunto che questa esperienza è in grado di trasmettere: quello di rimboccarsi le maniche e aiutare in prima persona 650 famiglie in difficoltà – tra cui anche alcune scappate dalla guerra in Ucraina, bussando alla porta delle loro case con un dono speciale, la speranza di una vita migliore” conclude Antonella Rossi, Responsabile Provinciale della Colletta Alimentare e volontaria del Banco di Solidarietà Onlus di Bergamo da oltre 25 anni, nel raccontare come spesso capita che nasca un rapporto empatico tra i volontari e le famiglie.

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