Qual è la differenza tra un sabato sera qualunque in compagnia e la celebrazione di un anniversario di una persona cara? È pur sempre un far festa…
La diversità sta nel perché si fa festa, nell’unicità, nel valore di quel perché, e ricordarlo, quel perché, fa la differenza.
Il senso di una celebrazione istituzionale sta in ciò che rappresenta, e parteciparvi significa ricordarlo. Oggi non è la festa delle fasce che indossiamo, ma con queste fasce, questi cappelli, queste divise, questi vessilli, celebriamo qualcosa. Il 25 aprile è stata ritenuta la data più significativa per ricordare un passaggio, la fine di un regime. Un regime che ha fatto cose gravi, condannate dalla storia, e quella più grave è la sottrazione della libertà.
Noi oggi facciamo fatica a capire cosa significhi, questo è il problema: la storia non ci insegna nulla. La sottrazione di libertà mette l’uomo contro l’altro uomo, e quando sfocia in guerra civile è il disastro.
Uomo contro uomo, italiano contro italiano, bergamasco contro bergamasco.
Chi vince fatica a perdonare, chi perde non riesce ad ammettere le colpe, e viceversa, e dopo decenni fatichiamo a riconoscerci tutti in questa giornata. Non possiamo essere felici se qualcuno oggi non c’è, se qui oggi manca chi si considera erede dei vincitori e chi si considera erede dei vinti.
Noi però ci siamo e non dobbiamo esimerci dal dire che la nostra Costituzione è antifascista, è un fatto storico indiscutibile, e la libertà che quella Costituzione ha prodotto è tale che oggi può esserci qualcuno a negarlo.
Ma la libertà è qualcosa che si costruisce ogni giorno, un eterno inseguimento fatto di privazione e attesa, lotta e riconquista. La desideriamo, combattiamo per lei, ma quando l’abbiamo la calpestiamo e la sviliamo.
Ricordo qui le parole di Alcide De Gasperi, capo del governo che istituì questa festa, pronunciate nel 1950 davanti ai comandanti partigiani riuniti: “Aiutateci, aiutateci voi che nella vostra esperienza di combattenti e volontari dopo una guerra spaventosa e finita così male, dopo la guerra civile a cui avete dovuto prender parte, aiutateci: vogliamo mettere l’Italia in piedi innanzi a tutte le nazioni. Aiutateci a superare lo spirito funesto delle discordie. Si devono lasciar cadere i risentimenti e l’odio; si deve perdonare.”
Si deve perdonare – concludo – senza dimenticare. W l’Italia, w la libertà.
Damiano Amaglio*, Consigliere Provinciale.
25 aprile 2023
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