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L'inchiesta

Quando Gallera rimproverò la dg del Papa Giovanni: “Vi abbiamo detto allo sfinimento di non divulgare i numeri”

L'ira dell'ex assessore regionale al Welfare dopo la notizia di un bimbo positivo al Covid. Nelle chat agli atti della procura la volontà di minimizzare i numeri della pandemia

Bergamo, 3 marzo 2020. La positività al tampone di un bambino di poche settimane concentra ancor di più l’attenzione su un territorio già parecchio stressato dall’arrivo del nuovo coronavirus. Il piccolo, di Alzano Lombardo, viene ricoverato nella Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni. La direzione sanitaria, quel giorno, definisce la sua situazione “non particolarmente compromessa”: respira da solo, senza l’assistenza di macchinari. Ma l’attenzione sul caso, sottolineano i medici bergamaschi, “è molto alta”.

“Abbiamo 26 malati di coronavirus a San Giovanni Bianco e 126 al Papa Giovanni – elencano -. Questo non significa che sono tutti in terapia intensiva”. La maggior parte dei pazienti ricoverati sono di età compresa tra i 50 e i 75 anni. Tra questi, però, ci sono “anche un bambino e due giovani di 35 anni, oltre a un anziano di 81 anni”. “La buona notizia – sottolineano – è che la maggioranza dei malati, se curati bene, superano la sindrome. Dopo una settimana ne abbiamo già guariti e dimessi quattro”.

I medici cercano di spiegare, per quanto è loro possibile, la situazione a giornalisti e i cittadini, preoccupati per l’insorgere dell’emergenza sanitaria. La notizia del bimbo, però, rimbalza velocemente sui media locali e nazionali, e arriva all’attenzione dell’allora assessore al Welfare regionale Giulio Gallera (tra gli indagati dalla procura). “Un bambino di un anno in terapia intensiva??? – scrive via WhatsApp al direttore generale dell’ospedale Papa Giovanni Maria Beatrice Stasi -. Dare questa notizia è devastante. Chi l’ha data???”. Poi, in caratteri maiuscoli, aggiunge: “Vi abbiamo detto allo sfinimento di non dare i numeri”.

Stasi risponde che dopo “la consegna del silenzio” si è cercato di fare un punto del come si era organizzato l’ospedale: sotto pressione per via dei già numerosi malati Covid, ma anche per la crescente attenzione dei media. Ad ogni modo, secondo la manager del Papa Giovanni, un giornalista era già al corrente della presenza di un bimbo positivo al virus. Non fu l’ospedale, dunque, a divulgare direttamente la notizia. Un dettaglio, però, che non sembra granché contribuire a placare l’ira di Gallera, che invita Stasi a licenziare l’addetta stampa.

Dalle chat agli atti della procura di Bergamo, dunque, sembra emergere piuttosto chiaramente la volontà di non dare troppe informazioni, in un momento in cui la consapevolezza di ciò che stava accadendo non era ancora pienamente maturata nei cittadini. Al contrario, gli addetti ai lavori sembravano già avere le idee piuttosto chiare. “Le proiezioni a fine marzo fanno paura” tuonava un medico della direzione generale Welfare. Già il 26 febbraio, soltanto tre giorni dopo la chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, un dirigente Areu scriveva queste parole al vicepresidente della Regione Fabrizio Sala: “Siamo quasi a tarallucci e vino (….). Gallera non vuole dare dati giusti, ma ormai siamo a 305 positivi”.

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