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Il caso

Sorisole, invalido all’80% sotto sfratto. L’associazione inquilini: “Pianteremo le tende fuori dal Comune”

Elettricista trapiantato di 63 anni non paga l'affitto da un anno. Il sindaco Vivi: "Tamponeremo l'emergenza versando alcune rate. La situazione presa in carico dai Servizi sociali"

Sorisole. Il primo avviso di sfratto è arrivato a dicembre. Il 18 gennaio si è presentato l’ufficiale giudiziario, che ha rinviato il provvedimento al 14 febbraio e poi al 7 marzo. Domenico Bosoni, 63 anni, invalido all’80%, entro quella data dovrà lasciare l’appartamento di via Zambelli a Sorisole, dove risiede da una paio d’anni insieme alla figlia 25enne e al loro cane Darko. Il Comune ha preso in carico la sua situazione e tamponerà l’emergenza, ma poi?

Da un anno Domenico, elettricista con alle spalle una storia clinica pesante, non riesce più a pagare l’affitto.

“Ho lavorato in Germania fino allo scorso dicembre, mi occupavo di restauri per conto terzi. Poi ho avuto un crollo fisico e da allora sono a casa”, racconta.

“Ho scoperto di avere l’epatite C 25 anni fa – spiega -. Mi sono curato e stavo abbastanza bene, ma nel 2016 mi è venuto un ascesso in bocca e sono andato al pronto soccorso: era in setticemia, mi hanno sottoposto ad un trapianto di fegato d’urgenza. Mi ci sono voluti sei mesi per riprendermi, sono arrivato a pesare 50 chili”.

Nel frattempo, considerate le sue precarie condizioni fisiche e l’impossibilità di lavorare, l’elettricista ha percepito per due anni il reddito di cittadinanza: “Quando ho ricominciato ho restituito la tessera. Ma non sono stato fortunato: il mio datore di lavoro mi ha pagato regolarmente i primi due mesi di stipendio, poi per sei mesi non ho visto più un soldo. Così ho aperto la partita iva e ho trovato un impiego in Germania”.

Nell’aprile 2020 Bosoni ha avuto un’ischemia cerebrale ed è stato operato. Si è fermato qualche mese ed è tornato al lavoro, sempre in Germania. Fino allo scorso dicembre.

“Stavo tornando a casa con il furgone. Non mi sentivo affatto bene, avevo 40 di febbre: polmonite batterica. Mi hanno rifatto tutti gli esami ed hanno scoperto che sono a rischio cronico di rigetto del fegato che mi hanno trapiantato”.

Mentre era in Germania e poi ricoverato in ospedale, nella cassetta della posta dell’appartamento di via Zambelli si accumulavano gli avvisi di raccomandate da ritirare.

“Quando sono stato bene sono andato in Comune e mi hanno detto che ero sotto sfratto. Con gli ultimi stipendi che ho preso ho comprato da mangiare, ho pagato le bollette e ho restituito del denaro che amici mi avevano prestato per sopravvivere quando non lavoravo”.

Domenico e sua figlia hanno contattato il sindacato inquilini per farsi aiutare ad uscire da questa terribile situazione. Lei fino a qualche tempo fa lavorava, poi ha dovuto assistere il padre ed ha attraversato un periodo molto difficile a livello psicologico.

Del caso di Bosoni si sta occupando l’associazione AsIa Usb, in particolare Elisa Fornoni e Davide Canto.

“Abbiamo subito chiesto un incontro ai Servizi sociali del Comune. Ci hanno detto che non hanno soluzioni, che dobbiamo presentare l’Isee per chiedere il contributo affitto di 2 mesi, poi per Domenico si prospetta il dormitorio”, spiega Canto.

“L’emergenza abitativa è diventata strutturale, soprattutto dopo il Covid – dice Elisa Fornoni -. Le famiglie italiane che non riescono più a pagare l’affitto sono aumentate del 30 per cento rispetto a prima della pandemia. Fino al 2017 chi era sotto sfratto poteva fare domanda per ottenere una casa popolare anche fuori bando, ma ora non è più possibile. Dovrebbero esserci i Sat, Servizi abitativi transitori, ovvero case temporanee per chi attende un alloggio popolare, ma di fatto non ce ne sono”.

“Lo sfratto non è più considerato un problema sociale ma di ordine pubblico – aggiunge Canto -. Quando il 14 febbraio abbiamo aspettato l’ufficiale giudiziario insieme a Domenico e a sua figlia, fuori casa c’era una pattuglia della Digos. È davvero assurdo che le persone, oltre ad essere povere, si debbano sentire dei delinquenti”.

Bosoni e i rappresentanti di AsIa annunciano un presidio permanente davanti al Comune di Sorisole, se l’Amministrazione non riuscirà a trovare una soluzione per aiutare Domenico.

“Pianteremo le tende finché qualcosa non si muoverà – dichiara il sindacalista -. Lui non vuole andare al dormitorio e non vuole separarsi da sua figlia e dal loro cane. La soluzione sarebbe trovare a questa famiglia un appartamento in emergenza o disporre un lungo rinvio dello sfratto fino a quando non potranno partecipare al bando dell’Aler. Anche l’aiuto di privati sarebbe gradito in questo momento, nonostante riteniamo che di certe situazioni se ne debba far carico le istituzioni. Ma ora la priorità è risolvere la situazione di Domenico”.

Il sindaco di Sorisole, Stefano Vivi, è a conoscenza del caso Bosoni e assicura: “Il signore non verrà sfrattato il 7 marzo perché il Comune è intervenuto per tamponare l’emergenza. Ci siamo accordati con il padrone di casa ed ha accettato la nostra proposta: verseremo noi qualche mese d’affitto e nel frattempo cercheremo una soluzione definitiva per aiutare Bosoni. I Servizi sociali lo hanno già preso in carico e lo guideranno in un percorso per cercare di trovargli un alloggio e per fargli prendere il reddito di cittadinanza. Una soluzione potrebbe anche essere quella di trovare un appartamento con qualcuno che faccia da garante, cosa che il Comune non può fare e proveremo a coinvolgere i suoi figli. Purtroppo la fascia d’età tra i 60 e i 65 anni è quella più fragile: persone che magari hanno perso il lavoro, che sono anziane ma non ancora in pensione e che non riescono a ricollocarsi nel mondo del lavoro”.

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