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La testimonianza

Siria, il bergamasco monsignor Colnago: “Guerra e terremoto, il mare di dolore è ora un oceano”

Monsignor Filippo Colnago, ex parroco a Ponte San Pietro, da tre anni e mezzo all'ambasciata vaticana a Damasco: "Il sisma ha solo aggravato la situazione. Il mondo non si scordi ancora di questa gente, chi può donare lo faccia"

Ambasciata vaticana a Damasco, Siria. È qui che tre anni e mezzo fa è stato inviato monsignor Filippo Colnago, sacerdote bergamasco ora consigliere della nunziatura apostolica in Siria: Paese già alle prese con la guerra e ora messo in ginocchio dal devastante terremoto del 6 febbraio scorso.

La capitale (Damasco, appunto) è stata risparmiata dal sisma, ma monsignor Colnago le scosse le ha avvertite eccome, anche se le zone più colpite distano tra i 300 e 400 chilometri.

“Già nelle prime ore e nei primi giorni c’è stata una risposta immediata – racconta -. Ad Aleppo, Antiochia e Hama ci sono una serie di case dei francescani, dei salesiani e di altri ordini religiosi che hanno messo a disposizione spazi per accogliere quelle famiglie che non avevano più una casa, o che non avevano più possibilità di rientrarvi perché danneggiata o inagibile. Queste persone, spesso già in condizioni di povertà – sottolinea – hanno bisogno di cibo, vestiti, materassini, coperte. Il messaggio che deve arrivare è che il sisma si è abbattuto su una terra già distrutta dalla guerra“, cominciata nel 2011 e costata la vita ad almeno 500 mila persone.

I terremotati sono solamente una parte dei poveri che ogni giorno chiedono aiuto. Il 90% della gente vive con 1,90 dollari al giorno e avere accesso ai beni di prima necessità non è semplice. A volte non hanno altro che pane, acqua e freddo. “È così – riflette monsignor Colnago -. La catastrofe ha solo allungato le ‘liste d’attesa’ di chi non ce la fa. Sembra che il destino si sia accanito con queste persone e questo porta anche un uomo di fede ad interrogarsi”.

L’appello che rivolge è uno solo, semplice e diretto. “Non dimenticate la Siria, perché lo è già stata troppo. Qui la guerra va avanti da dodici anni, ma l’attenzione dei media è sparita da tanto tempo, in Italia come nel resto del mondo. Quello che era un mare di dolore, morte e distruzione ora è un oceano ancor più grande e profondo”.

Per chi vuole aiutare, al momento, non ci sono molte alternative se non quella di donare. Diversamente dalla Turchia, in Siria l’emergenza umanitaria deve scontrarsi anche con la complessa situazione sul campo, dovuta al conflitto civile e alle sanzioni che rendono ogni forma di aiuto particolarmente difficile. “Chi vuole donare – consiglia monsignor Colnago – lo faccia appoggiandosi a canali affidabili e sicuri, come per esempio la Caritas di Bergamo o la Croce Rossa“.

Il bilancio delle vittime del terremoto in Turchia e in Siria ha superato i 45 mila morti, ma il numero è destinato ad aumentare. Ancora.

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