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Chiuse le indagini

Osio, 3 indagati per i bimbi ustionati all’asilo: “Negligenti e impreparati” fotogallery

Oltre al papà che ha versato il liquido infiammabile, ci sono la maestra che era con lui e la direttrice. Secondo il pm, la prima sapeva della cottura dei dolci ma non verificò le modalità di accensione del falò. La seconda, invece, non vigilò sul loro operato nonostante fosse a scuola

Osio Sopra. “Effetti collaterali della morfina. Ale vedeva serpenti e le sue gambine staccarsi dal corpo e cadere dal letto. Attimi che per fortuna ha rimosso, a cui io penso spesso”. Lo scrive la mamma di Alessandro, uno dei cinque bambini rimasti ustionati lo scorso 30 maggio all’asilo di Osio Sopra. Su Instagram tiene una sorta di diario dove racconta con parole e immagini anche forti il calvario iniziato quel giorno, quando le fiamme hanno compromesso il viso, le mani e le gambe del suo piccolo, 5 anni da compiere il 18 febbraio. Le ustioni – di secondo e terzo grado, estese sul 25% del suo corpicino – non sono però le uniche ferite con cui fare i conti: altre non si vedono, ma sono altrettanto profonde e difficili da rimarginare.

A distanza di otto mesi, la procura di Bergamo ha chiuso le indagini sul rogo che quella mattina scatenò il panico nel giardino dell’asilo di via Montessori. Tre le persone indagate per lesioni colpose gravissime e accensioni ed esplosioni pericolose. Destinatario dell’avviso di garanzia R.T., 41enne di Osio Sopra, il papà accusato di avere portato la tanica di 2 litri contenente bioetanolo e tutto l’occorrente per arrostire i marshmallow. “È affranto. Ripensa continuamente a quanto successo quel giorno e alle condizioni dei bimbi”, commenta il legale Simone Tangorra. Il pm Silvia Marchina gli contesta “negligenza, imprudenza e imperizia”, ma anche l'”inottemperanza al regolamento scolastico e al patto di corresponsabilità condiviso con la scuola”, ovvero l’impegno a rispettare le regole a tutela di salute e sicurezza.

L’uomo avrebbe organizzato l’evento di orienteering richiesto dalla scuola, in particolare da M.V., insegnante 47enne della sezione “blu” a sua volta indagata e difesa dall’avvocato Mauro Angarano (che non siamo riusciti a contattare). Anche nel suo caso la procura parla di “negligenza, imprudenza e imperizia” poiché “violando l’obbligo di protezione e vigilanza che si instaura tra allievo e insegnante, ometteva di predisporre in occasione dell’orienteering le misure necessarie ad evitare eventi dannosi e non osservava le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro ai fini della protezione collettiva”. Nell’impianto accusatorio si cita l’articolo 3 del regolamento scolastico: “Ogni insegnante – riporta testualmente – deve ritenersi corresponsabile di ogni bambino della scuola per l’intera giornata sotto l’aspetto educativo, didattico, della sicurezza e della sorveglianza”. E ancora: “Ogni insegnante ha l’obbligo di avere cura degli ambienti e dei materiali e degli spazi in rispetto delle norme di sicurezza e del mantenimento degli stessi”.

Secondo la procura, non sarebbe stato rispettato nemmeno il documento di valutazione dei rischi aziendale, dove si specifica che la presenza di prodotti chimici all’interno dell’asilo è prevista solo per la pulizia di superfici, vestiti e stoviglie, ma che in ogni caso i prodotti devono essere utilizzati da “personale scolastico autorizzato”. L’insegnante, invece – sempre secondo la procura – avrebbe approvato il progetto di orienteering, “anche in relazione all’attività di cottura di alcuni marshmallow” – si specifica – senza però verificare le modalità con cui il genitore avrebbe arrostito i dolci. “Quindi, il giorno dell’evento, permetteva l’accesso e il successivo utilizzo all’interno dell’area scolastica di una sostanza chimica pericolosa ed infiammabile, senza verificare la tipologia e pericolosità della sostanza introdotta, mettendo a rischio la salute e la sicurezza nonché l’incolumità dei bambini a lei affidati”.

Indagata, infine, la coordinatrice didattica dell’asilo. S.N., 58 anni, difesa dall’avvocato Emilio Gueli, ha sempre detto di non avere in alcun modo autorizzato attività che prevedessero l’uso del fuoco. “La mia assistita è profondamente addolorata, ma determinata a difendersi da accuse che reputa ingiuste”, ribadisce il legale. Secondo il pm, però, la responsabile “ometteva di predisporre le misure necessarie ad evitare eventi dannosi e di sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dell’insegnante dei suoi obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro”. Questo nonostante – ricostruisce la procura – fosse stata informata del percorso di orienteering e della zona bivacco in cui sarebbero stati abbrustoliti i marshmallow. Il pm ritiene che “pur essendo presente nella struttura scolastica il giorno dell’evento”, la coordinatrice scolastica non abbia vigilato “affinché il percorso non presentasse pericoli per la salute e sicurezza dei bambini e degli altri presenti, tralasciando il controllo sui materiali, sui prodotti e sulle strutture autorealizzate nella scuola e consentendo l’accensione del braciere mediante bioetanolo”.

 

Una volta concluso il percorso di orienteering e arrivato nella zona bivacco, il genitore avrebbe fatto accomodare con l’aiuto della maestra i bambini su quattro panche, secondo gli accertamenti distanti un metro e mezzo circa dal focolaio. Dopo aver versato una parte del bioetanolo contenuto nella tanica, non vedendo la fiamma avrebbe aggiunto tutto il restante liquido infiammabile, dandogli nuovamente fuoco con l’accendino. “L’accensione dava origine ad una violenta fiammata, veicolata anche dalla direzione del vento, che investiva le persone presenti alunni e genitori”, conclude la procura, che ha ritenuto di archiviare – come già emerso – la posizione di don Luca Guerinoni, legale rappresentante della scuola materna. A quanto pare non era informato dell’attività durante la quale è avvenuto l’incidente.

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