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Il convegno

“La riforma sanitaria ascolti il territorio, per costruire una cultura della salute”

Nel convegno organizzato da Cisl e FNP Cisl Bergamo. A Seriate incontro tra sindacato, cittadini e autorità sanitarie

Bergamo. Le Case della Comunità rappresentano un nuovo strumento del Servizio Sanitario Nazionale che andrà collocato in modo appropriato nel sistema delle cure territoriali e che, grazie ai finanziamenti del PNRR, si svilupperà diffusamente.

“Da tempo la Cisl di Bergamo ritiene che il riordino del sistema sanitario lombardo, realizzato con la legge regionale di riforma del dicembre scorso, necessiti di un’analisi profonda dei contenuti e delle prospettive. In particolare, le Case della Comunità devono essere, oltre che strumento prossimo di risposta alla persona, anche il luogo non solo fisico dove costruire l’integrazione e la sintesi fra i due principali soggetti istituzionali coinvolti: Comuni e aziende sociosanitarie territoriali (Asst). Devono diventare il luogo della programmazione e della progettazione della salute , dove organizzare la raccolta del bisogno, la lettura multidisciplinare dei fenomeni sociali che caratterizzano il territorio (invecchiamento, denatalità, inclusione sociale, povertà, le condizioni di vita del contesto relazionato), deve favorire il protagonismo della comunità, gli strumenti formali e informali della partecipazione, come favorire progetti di salute nella visione del bene comune, come costruire la cultura della salute”.

Mario Gatti, segretario della Cisl di Bergamo, delinea così il pensiero del sindacato di via Carnovali su una riforma sanitaria “ancora al di là dal ritenersi operativa”.
Nell’Auditorium della Biblioteca di Seriate, Cisl e FNP hanno incontrato cittadini e autorità sanitarie per fare il punto della situazione.

“Fruire del servizio sanitario spesso risulta un’impresa, soprattutto per quanto concerne i tempi e le liste di attesa per visite diagnostiche, specialistiche – ha detto Giacomo Meloni, segretario generale FNP CISL. In una regione e in una provincia dove spesso la medicina è all’avanguardia, specialmente quella ospedaliera, pare anacronistico che, se non si hanno a disposizione adeguate risorse economiche, curarsi sia un’impresa. Si va purtroppo sempre più affermando in Lombardia, il principio che senza la carta di credito curarsi adeguatamente e in tempi adeguati, con il servizio sanitario nazionale, sia pressoché impossibile”.

Perciò, secondo il sindacato di via Carnovali, è importante parlare delle problematiche del sistema sanitario, spiegare quali modifiche ha portato la Riforma, perché nuovi nomi e modalità di accesso possono rappresentare un ostacolo per chi non ha seguito gli ultimi cambiamenti.

“Quella delle case della comunità – ha detto Massimo Giupponi, direttore di ATS Bergamo – sono una soluzione organizzativa che favorisce l’integrazione dei servizi territoriali. Sono tutte realtà che hanno fatto fatica a collaborare negli ultimi anni, per cui non si può pensare di recuperare tutto il tempo perso in un solo anno. Serve tempo: puntiamo a completare la realizzazione nel 2026. Sarà opportuno far convergere energie e desideri per costruire utile nel territorio verso l’implementazione dei servizi”.

Per Francesco Locati, direttore della ASST Bergamo est, “dobbiamo impegnarci a rispettare gli impegni presi per lo sviluppo del polo territoriale delle ASST, perché diventano un elemento fondante che si basa sulla possibilità di usare gli investimenti previsti dal PNRR”.

“Nella fase drammatica del Covid – ha continuato Meloni – è emerso tutto il limite della Legge regionale 23 del 2015, non tanto verso il settore ospedaliero, mediamente di qualità con alcune eccellenze nazionali e internazionali, presenti anche sul nostro territorio, ma soprattutto verso la medicina territoriale di prossimità. Sugli aspetti della progettazione delle case rileviamo elementi di forte criticità, come la definizione di 40/450.000 abitanti per ogni casa di comunità, mentre ci lascia perplessi la possibilità di avere all’interno delle case di comunità tutti i sevizi medici e infermieristici previsti dal piano regionale, perché sia gli uni che gli altri sono carenti, in linea generale e in particolare a Bergamo e provincia, dove malgrado il prossimo inserimento di 46 nuovi medici di base, rimane una carenza significativa, di 79 medici di medicina generale ad ora, come pure la disponibilità di infermieri e medici specialistici, con il rischio, di lasciare scoperta la presenza di professionisti presso la nuova struttura, come purtroppo sta avvenendo nelle case di comunità già avviate. Le case di comunità ci sono, facciamo in modo che non siano solo o prevalentemente interventi di ristrutturazione di immobili, ma vedano al loro interno operativi, professionali ed efficienti tutti i servizi sanitari e sociali che la normativa regionale prevede”.
“Importante – conclude Gatti – sarà l’aspetto della prevenzione, sul quale le strutture previste dalla riforma devono cercare una propria vocazione, che al momento appare abbastanza leggera nella loro progettazione. Il territorio ha un’opportunità e deve fare in modo di esserci, e non essere messo da parte”.

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