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Bergamo

A trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, UniBg vince un bando sulla legalità

Il progetto, finanziato per 50mila euro, ha l’obiettivo di tenere vivo il ricordo dei martiri uccisi dalle mafie

Le attività dell’anno accademico non sono ancora del tutto riprese, ma l’Università di Bergamo ha già ottenuto un importante finanziamento in tema di antimafia. Si tratta del progetto “Memoria e riparazione: a trent’anni dalle stragi, sguardi verso un futuro di libertà dalle mafie”, finanziato per 50 mila euro da un bando che il Ministero dell’Università e Ricerca ha voluto approvare in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, con l’obiettivo di tenere vivo il ricordo dei martiri uccisi dalle mafie.

Come ricorda il magnifico Rettore, professor Sergio Cavalieri, l’Ateneo ha voluto partecipare al bando per porsi come attore di primo piano nel diffondere i temi della legalità e sensibilizzare la cittadinanza su una questione di grande importanza per il territorio bergamasco: “Sono molto lieto che l’Università di Bergamo abbia ottenuto il finanziamento che ci consente di realizzare attività rivolte a scuole e cittadinanze per sensibilizzare in tema di criminalità organizzata e contribuire alla diffusione della legalità. Tengo molto a sottolineare come si tratti di un progetto che tiene insieme le tre ‘missioni’ dell’Università, ossia ricerca, didattica e terza missione per le tante attività rivolte alla cittadinanza e realizzate con enti del terzo settore”.

Fondamentale per il conseguimento del finanziamento è infatti stata l’ampia condivisione su cui l’Università ha potuto contare e che vede coinvolti soggetti sia pubblici, sia del privato sociale e del terzo settore. Hanno infatti aderito Comune e Provincia di Bergamo e due istituti superiori, l’Istituto Natta come CPL-Centro di Promozione della Legalità provincia di Bergamo e l’ITIS Belotti per la giustizia riparativa, il Coordinamento enti locali per la Pace, l’Ufficio Giustizia riparativa di Caritas bergamasca, l’associazione LiberaCarcere e Territorio. Importante l’adesione dell’Università di Catania e della Fondazione Caponnetto che danno un valore aggiunto alle attività di visita e scambio di studenti.

Il progetto sarà realizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, “da sempre sensibile sul tema della legalità e del contrasto alla criminalità organizzata, sia nelle attività rivolte ai propri studenti, sia per quanto riguarda le scuole superiori e la cittadinanza tutta” – aggiunge il Direttore, professor Corrado Del Bò – “Sono previsteattività che vanno da incontri, laboratori e seminari formativi, a workshop, scambi di studenti e visite presso le istituzioni che si occupano di antimafia e promozione alla legalità e ancora proiezioni video, premi per tesi di laurea, pubblicazioni”.

Come attestano i recenti fatti di cronaca, la Lombardia manifesta purtroppo chiari segnali di una inesorabile emersione di fenomeni di infiltrazione mafiosa che rendono necessaria una diffusione e sensibilizzazione a ogni livello, anche per contrastare la narrazione spesso mitizzata di criminali efferati, resi protagonisti in alcune serie televisive di successo. Con una serie di azioni concrete, il contrasto alle mafie sarà dunque perseguito attraverso la (ri)scoperta delle storie di donne e uomini uccisi per il loro opporsi alla violenza e alla cultura criminosa, così da costruire una memoria consapevole che ne marchi il disvalore.

Come ricordano i referenti del progetto, Anna Lorenzetti e Andrea Patanè, professoressa associata e ricercatore di Diritto costituzionale, il progetto si orienta in una pluralità di direzioni che vedono attiva da anni l’Università, ossia la criminalità organizzata nel settore ambientale, il difficile dialogo con la giustizia riparativa e la prospettiva di genere per il ruolo peculiare delle donne in tali vicende. Il progetto non si arresta alle attività di commemorazione e ricordo, ma punta a utilizzare la riflessione che il trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio consente, così da attivare un circolo virtuoso fra memoria e riparazione.

Nei prossimi 18 mesi, Bergamo sarà dunque protagonista di un percorso condiviso con gli enti pubblici e privati del territorio che si occupano di contrasto alle mafie, per rendersi attore di primo piano su un tema di straordinaria importanza e attualità, rinsaldando così la rete territoriale che è attiva sul tema da anni.

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