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Dopo 11 anni

Milan scudetto: la favola del gentleman Pioli e la promessa mantenuta di Re Zlatan

Pioli è la dimostrazione che puntare sui giovani è davvero la scelta decisiva. Hanno saputo fare gruppo senza mai uscire dalle righe

Sembra una favola bellissima, e infatti lo è. Vincere uno scudetto è un evento sempre magico, ma farlo come lo hanno fatto Stefano Pioli e il suo Milan lo è davvero. Non solo perché il 19° titolo arriva dopo un digiuno lungo undici anni e dopo una partita perfetta e senza storie, chiusa con un 3 a 0 in mezz’ora. E non lo è nemmeno per una questione di supremazia tecnica e dei risultati – campo sul quale l’Inter è stata un’avversaria di pari livello – ma lo è per i tempi. Per l’atteggiamento. Per l’entusiasmo.

Il traghettatore Pioli ci è arrivato dopo una cavalcata di due anni e mezzo, un tempo che non sembrerebbe nulla di eccezionale se non fosse per le condizioni da cui si partiva: un Milan da abbattere e da ricostruire, un Milan confuso, un Milan senza una forte identità.

Oggi quell’identità c’è ed è il frutto di un ciclo completamente nuovo, fresco, bello. Il risultato della scelta societaria di non spendere milioni per rinforzare la rosa, come hanno fatto invece le rivali, ma di puntare su calciatori giovani si è rivelata vincente. “I miei giocatori sono dei fenomeni” ha detto Pioli. Se lo siano e se lo saranno anche in futuro è tutto da dimostrare, ma non si può non riconoscere a Pioli il merito di aver portato giocatori che fino allo scorso anno erano riserve ad essere la colonna portante dello scudetto: i vari Pierre Kalulu (21 anni), Sandro Tonali (22 anni) e Rafael Leao (22 anni).

“Rafa”, il vero trascinatore di questa stagione con 11 gol e 10 assist, un giovane col sorriso ancora ragazzino e uno strappo negli scatti micidiale. Per non parlare dei tre francesi stratosferici: da Giroud, il bomber decisivo nelle grandi occasioni a Theo Hernandez, un treno inarrestabile capace di un gol dopo 95 metri di corsa palla al piede come quello contro l’Atalanta.

E il portiere più forte della Serie A, Mike Maignan, un muro e una certezza da 17 partite a rete inviolata in stagione, il leader della miglior difesa del campionato (solo 31 gol subiti) e all’occorrenza anche assist man (si riveda, anche più volte, quello per Leao a San Siro contro la Sampdoria). Una delle squadre più giovani del campionato, con un’età media di poco più di 26 anni, sulla quale si potranno costruire altre vittorie.

Ma la superiorità del Milan si è vista nell’atteggiamento. Proprio perché giovani sarebbe stato facile farsi distrarre dai problemi e dagli ostacoli della stagione, primo fra tutti l’uscita traumatica dalla Champions con soli 4 punti in 6 partite nei gironi, passando per l’eliminazione in Coppa Italia in semifinale proprio contro l’Inter e finendo poi con le vicende legate al passaggio di proprietà.

Hanno coltivato in silenzio lo scudetto, senza mai lasciarsi andare a facili entusiasmi ma vivendo di quell’entusiasmo e di quella freschezza che è propria solo dei giovani. Pioli è la dimostrazione che puntare sui giovani è davvero la scelta decisiva. Hanno saputo fare gruppo senza mai uscire dalle righe.

Una squadra composta, specchio del suo allenatore, il gentleman con le scarpe da ginnastica, uno dei dei pochi in Serie A a non rendersi mai protagonista di proteste, di recriminazioni veementi contro arbitri e Var. Un uomo che ha iniziato a festeggiare lo scudetto 9 minuti prima del fischio finale dell’ultima gara di campionato su un 3-0 che non aveva storie, mai prima. “Pioli is on fire”, e fa bene ad esserlo.

Una favola bellissima. E come ogni favola non può non esserci un principe. Anzi, un Re. Re Zlatan Ibrahimovic. L’aveva detto, era tornato al Milan per regalare ai rossoneri un trofeo e l’ha fatto. Lui che era stato uno degli eroi dell’ultimo scudetto, quello della stagione 2010-2011 con Allegri in panchina. Una favola sporcata solo da un gol contro il Sassuolo cercato ma annullato per fuorigioco, un gol che avrebbe coronato quella che potrebbe essere stata la sua ultima gara con la squadra che ha davvero sempre amato. E che lo amerà per sempre.

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