Il ricorso a un Mattarella bis è la sconfitta della politica, come sostengono in tanti?
Da un certo punto di vista sì, nel senso che la politica non è riuscita a trovare un’intesa, neanche adesso, in piena emergenza pandemica, un’intesa che portasse al Quirinale una personalità, se non condivisa da tutti, almeno con una discreta maggioranza. O perfino con una risicata maggioranza.
Ma per almeno due motivi non possiamo essere certi che la politica sia stata affossata.
Il primo è che al termine dell’elezione non ci ritroviamo nei due ruoli chiave delle istituzioni due tecnici. Cioè con un economista a Palazzo Chigi, un giurista o un avvocato o un funzionario indirizzati direttamente al Colle avrebbero davvero detto che l’arte della gestione e dell’organizzazione della vita pubblica era finita sottoterra.
L’altro motivo è che i parlamentari, alcuni contro le indicazioni dei capigruppo, altri sentendosi privi di tale indicazioni e quindi liberi di scegliere, hanno dato il segnale via via sempre più forte di chi volevano come Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella è cresciuto nei numeri giorno dopo giorno, chiamata dopo chiamata.
Fino a obbligare i leader dei partiti a lanciarlo, per la prima volta come candidatura unitaria (a parte Fratelli d’Italia che è già all’opposizione nel governo).
Quindi alla fine sono i parlamentari ad aver vinto. I parlamentari, espressione diretta della politica.
Chi ha perso, con grandissima evidenza, sono i loro capi: pasticcioni, confusionari, litigiosi, decisamente incapaci di una sintesi politica nemmeno nei momenti più delicati.
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