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Denuncia e idee

“Valcavallina, bellezza incompresa: basta indifferenza, è ora di valorizzarla” fotogallery

Michele Forchini, operatore del settore turistico locale nonché abitante, dà una serie di suggerimenti per quest'area ricca di potenzialità assai poco sfruttate

Valcavallina. “Ho sempre abitato in Valcavallina e ho vissuto il costante deterioramento che negli ultimi vent’anni ha segnato la valle e il suo patrimonio. Me ne accorgo quando vado in giro, mi guardo attorno e spesso resto disarmato”. Così Michele Forchini, abitante e operatore del settore turistico locale invita a porre l’attenzione sull’importanza di valorizzare questo territorio dotato di tanti luoghi d’interesse.

Definendo la Valcavallina una “bellezza incompresa”, ne illustra le potenzialità specificando: “È ricca di natura e ha una varietà di attrattive notevoli: a sud ci sono Trescore e le colline dove è possibile trovare numerose cantine vitivinicole, mentre nella parte alta c’è il Lago di Endine e le montagne che la circondano salgono oltre i mille metri garantendo velocemente panorami a balcone sulle Alpi Orobie da una parte e dall’altra sulla pianura Padana. Ci sono anche due centri termali e una pista ciclabile che sale verso la Valle Camonica, inoltre non mancano castelli, torri e borghi medioevali. Le potenzialità su cui puntare sono molte, è un luogo veramente bello: il lago d’Endine è la gemma ma attorno si può fare parecchio: c’è tutto ma in realtà quel tutto non è gestito a livello turistico. Specifico che non sono considerazioni polemiche verso i Comuni: conosco diversi amministratori e sono persone che si impegnano molto e hanno a cuore il proprio territorio. E non è nemmeno una polemica verso gli enti che lavorano per promuovere la valle, come il comitato turistico InValcavallina, che fortunatamente esiste. Le problematiche sono soprattutto private, fermo restando alcune criticità a livello di governance dettate dalla mancanza di una visione comune anche se negli ultimi tempi la situazione pian piano sta cambiando. Il punto è che sul lago ci sono molti spazi di privati i cui proprietari non vogliono lasciare che vengano realizzati interventi oppure pretendono cifre fuori mercato: qualche anno fa, per esempio, alcuni investitori avevano espresso un loro interesse ma i progetti non si sono concretizzati perchè non erano sostenibili e, a parità di investimento, hanno preferito orientarsi altrove. Gli unici luoghi dove i privati hanno gettato il cuore al di là dell’ostacolo e sono stati eseguiti interventi si contano sulle dita di una mano, ci sono e sono gli unici punti dove si svolgono attività”.

Spiegando quali sono i problemi principali, Forchini evidenzia: “Sul lago non ci sono quasi più strutture ricettive, salvo un camping e qualche ottimo B&B: mancano gli alberghi, quelli che ci sono stanno chiudendo o sono in vendita, ne rimangono aperti pochi. La pandemia da Covid sicuramente non ha aiutato ma le problematiche del territorio c’erano già: esistono da almeno 15-20 anni. Le famose terme di Gaverina, che in passato erano uno dei poli attrattivi, sono ferma da ancora più tempo, da quando ero bambino, cioè da trent’anni: ora sono un deserto, un cimitero edilizio”.

Per quanto riguarda le possibili causa che hanno portato a questo scenario in Valcavallina, Forchini prosegue: “La spiegazione che mi sono dato è che in passato tanti si sono trovati a lavorare nel turismo perché c’era richiesta, soprattutto per via delle terme: negli anni Ottanta, per esempio, i miei nonni affittavano l’appartamento per ospitare i villeggianti che si recavano sul posto per beneficiare delle strutture termali. Molti si sono improvvisati in questo settore ed è andata bene finchè i flussi erano locali: quando hanno cominciato a diventare sempre più internazionali, esigenti e complessi sono iniziate le difficoltà. È un problema diffuso ma in questa zona si nota in modo più accentuato: inizialmente si pensava che la gente venisse comunque e invece non è così, pernotta in altre zone della provincia che hanno saputo evolversi, come la Val Seriana e la Valle Camonica che hanno lavorato molto bene. Le persone di buona volontà, le Pro loco e il comitato turistico InValCavallina fortunatamente ci sono ma il problema è cosa promuovere se mancano i posti letto. Servono strutture con 30, 40 o 50 camere – quella che io chiamo ‘soglia pullman’ – che possano gestire le richieste dei tour operator, anche dall’estero”.

Individuando alcune proposte per cambiare la situazione, Forchini riprende alcune idee che aveva lanciato otto anni fa sul blog Bergamo chiama New York: “Sono ancora attuali, a partire dalla necessità di costruire la “destinazione turistica” del lago di Endine”.

Ecco gli spunti di riflessione che pone all’attenzione di tutti:

“1) stop alla costruzione di seconde case. Deturpano il territorio, non portano turismo e spesso restano invendute. Quelle che ci sono possono essere inserite in un programma di affitti brevi (mod. Trentino) o Albergo Diffuso.

2) incentivare l’apertura di hotel, ostelli e campeggi sul lago. Senza un innesto ricettivo serio è inutile pensare di poter strutturale la destinazione. Ci sono hotel in disuso e costruzioni abbandonate: riqualificandole e creando un’offerta di livello (che non vuol dire rubinetti d’oro ma servizi di qualità per clienti europei) è possibile creare non solo posti di lavoro ma un indotto economico non di poco conto.

3) strutturare l’offerta attuale. E’ possibile far interagire hotel, b&b, residence, campeggi etc.. perché sono complementari e tendono a variegate l’offerta creando sinergie e strutturando i target di riferimento (sportivi? famiglie? motociclisti? amanti della natura? etc..). Bisogna poi guardare alla realtà globale della Valle Cavallina, che offre molto anche dal punto di vista eno-gastronomico e artistico e che può arricchire l’offerta.

4) fare manutenzione. Il Bene Comune ha bisogno di essere curato: alcuni comuni mantengono e strutturano le passeggiate, altri le costruiscono e le abbandonano a sé stesse. Ultimamente ho trovato molta incuria.

5) tradizione e innovazione. Bisogna riscoprire il valore delle tradizioni. Qualcuno l’ha fatto e sul solco di queste esperienze bisogna proseguire valorizzando anche le persone. E’ importante poi innovare, per esempio dal punto di vista eno-gastronomico: molte delle attività più interessanti da questo punto di vista sono di recente realizzazione. La strada è segnata ma come per la ricettività, bisogna strutturare l’offerta guardando verso sud, all’intera valle.

6) lavorare sullo sport. La ciclovia della Valle Cavallina ha bisogno di una pesante manutenzione, ma è molto interessante e scenografica e può essere connessa alla ciclovia della Valle Camonica. Ma non c’è solo la bicicletta: un lago può incentivare una miriade di sport acquatici tra cui le canoe ed il nuoto (si, il lago è balneabile).

7) formazione, formazione, formazione. Non si smette mai d’imparare e nel settore turistico quello che oggi è l’avanguardia, tra 2 anni può diventare preistoria. Bisogna formare gli operatori del settore perché la professionalità paga sempre.

7 punti, o meglio, 5+2

È un libro dei sogni? Vero.

Servono soldi? Verissimo. Ma se c’è una cosa che ho imparato in questi ultimi 2 anni di lavoro è che non sempre bisogna avere grandi somme a disposizione per costruire dei buoni prodotti e soprattutto: servono competenza e passione. E soprattutto serve la predisposizione delle comunità locali, in primis degli amministratori. Lo dice sempre Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e non mi stancherò mai di ripeterlo anch’io (anche se sembrerò alquanto ripetitivo): ‘Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza’ ”.

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