“Spesso arrivano da noi genitori per raccontarci che i loro figli sono iscritti a siti di incontri per adulti. Quando gli chiediamo quanti anni hanno, ci rispondono dodici. Sarebbe meglio prestare maggior attenzione a queste cose”.
È l’appello di Michele Attolico, ispettore superiore della Polizia postale di Bergamo, nel presentare il resoconto delle attività dell’ultimo anno. Dodici mesi particolari, durante i quali anche a causa del Covid si è registrato in particolare un aumento delle fake news che circolano sui Social.
Qual è il bilancio dell’anno appena trascorso?
In generale i numeri sono molto alti. Le denunce arrivate sono 202. Riguardano truffe on line, pedopornografia, adescamento di minori, diffamazione, estorsione, violazione di account, accessi abusivi a sistemi informatici. Abbiano segnalato all’autorità giudiziaria 93 persone ed effettuato 26 perquisizioni. Abbiamo operato su 218 deleghe dell’autorità giudiziaria per reati informatici. Abbiamo sequestrato 30mila gigabyte di materiale pedopornografico, sia salvato su Cloud, che pubblicato sui social o condiviso in chat oppure illegalmente detenuto e condiviso. Abbiamo requisito pure tre chili circa di sostanza stupefacente.
Le fake news sono un fenomeno crescente sui Social: com’è la situazione a Bergamo?
In quest’ultimo periodo con i dibattiti su virus e vaccino c’è un dilagare di persone che postano qualsiasi cosa. Su segnalazione ci attiviamo per identificare chi ha postato, ma non sempre è facile poiché c’è una condivisione di massa. Siamo agevolati dal servizio di Roma che coordina l’attività, per arrivare alla fonte della pubblicazione. Non possiamo dire se il fenomeno è in crescita a Bergamo, visto che sta dilagando in tutto il mondo ed è riduttivo identificare la regione o la nazione.
Quali sono i suoi consigli per evitare di cascarci?
Bisogna valutare innanzitutto la fonte della notizia, poi informarsi sull’argomento e farsi un proprio pensiero su una determinata situazione per capire se la persona che ha postato è attendibile.
Capitolo pedopornografia, quanto è diffusa nella nostra provincia?
È un reato odioso e rappresenta un obiettivo primario per noi. Ci attiviamo anima e corpo su indagini specifiche per identificare i responsabili. Ci arrivano diverse segnalazioni di genitori con figli vittime o di minori che vengono adescati sul web. Ma non c’è solo l’adescamento, spesso i minori sono anche nella immagini intime di under 18 condivise o fatte girare nel darkweb o in gruppi di pedofili.
Ci può essere una certa responsabilità di genitori poco attenti?
Più che responsabilità penso sia inconsapevolezza di cosa significano i social perchè non sono avvezzi al loro utilizzo e quindi non possono fornire i consigli necessari ai propri figli. Quando sentiamo genitori parlare ad esempio di una figlia iscritta a un sito di incontri per adulti, a soli 12 anni, capiamo che non li sanno gestire. Peccato, perchè con uno scambio di informazioni e un’apertura maggiore tra genitori e figli si potrebbe evitare situazioni rischiose.
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