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L'intervista

Covid, Fagiuoli: “Più malati in rianimazione. E il vaccino non è un liberi tutti”

Abbiamo intervistato il dottor Stefano Fagiuoli, direttore del dipartimento di medicina all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo

“Il vaccino non sarà un libera tutti”. Così il dottor Stefano Fagiuoli, direttore del dipartimento di medicina all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, invita a continuare a “osservare le regole anti-contagio  finchè non si arriverà all’immunità di gregge perchè anche dopo aver ricevuto la vaccinazione si può essere veicoli di trasmissione del virus”.

Lo abbiamo intervistato chiedendogli di tracciare un punto della situazione sulla pandemia da Covid-19.

La pandemia è in fase espansiva? Come si sta evolvendo la situazione?

Se guardiamo a Bergamo in questo momento la situazione è sotto controllo ma ci sono alcuni piccoli e grandi aspetti da considerare. Il primo è una considerazione su larga scala: se volgiamo lo sguardo a cosa sta succedendo nel mondo e in Europa la pandemia è tutt’altro che in contenimento, anzi risulta in espansione. Se poi ci concentriamo su alcune realtà italiane notiamo che il calo dei numeri che ci aspettavamo non si è verificato: c’è stata una lieve riduzione, la curva si è allentata e adesso gli unici cambiamenti che vediamo sono leggeri incrementi. I primi segnali, quindi, fanno pensare che la vera domanda non è se ci sarà una terza ondata ma quando avverrà. Il punto è che questa volta ci stiamo arrivando a condizioni non ideali.

Ci spieghi

Ad agosto e settembre avevamo le rianimazioni vuote, mentre oggi in Italia abbiamo 2.600 persone in rianimazione, delle quali 480 in Lombardia. In un momento come questo una risalita dei contagi sicuramente rischia di avere un impatto molto forte sull’attività degli ospedali perchè già le loro parti critiche non sono in condizioni di relax. La mia preoccupazione non è tanto per i malati Covid che si è imparato a gestire nella maniera ottimale e lo standard di cura è alto dappertutto ma perché metterà ancora e per l’ennesima volta in difficoltà la gestione di tutto quello che è non-Covid e che rischia di pagare dei prezzi che a lungo termine sono insostenibili dal punto di vista socio-sanitario.

Potrebbe approfondire la situazione di Bergamo?

Bergamo è stata talmente colpita la prima volta che la seconda ondata in autunno è stata ragionevolmente ben controllata nella provincia orobica. Anzi, con estrema disponibilità e con estremo piacere, abbiamo accolto pazienti da tutta la regione com’era giusto fare: se avessimo dovuto gestire solo i pazienti strettamente locali avremmo avuto un limitato sovraccarico nelle nostre strutture sanitarie. Saremmo riusciti a gestire con discreta serenità sia i pazienti Covid sia quelli non-Covid, invece abbiamo dovuto rallentare su alcune attività perché fisicamente non c’erano gli spazi o le possibilità. E mi aspetto che l’ipotetico aumento dei contagi ci vedrà nella stessa condizione.

In che senso?

Probabilmente non avremo un enorme impegno ma chiaramente dovremo far fronte a realtà diverse. Per esempio nel Mantovano i casi stanno aumentando e, curiosamente, quella di Mantova è stata la provincia meno colpita durante la prima e la seconda ondata. Questo purtroppo in qualche modo è atteso e credo che le soluzioni debbano essere mirate soprattutto a un grande equilibrio di utilizzo delle risorse per riuscire a gestire anche i non-Covid nonostante mi renda conto che non sia per nulla facile.

E come state tenendo sotto controllo la situazione a Bergamo?

Stiamo tenendo monitorati alcuni indicatori di nicchia per capire se si debba ipotizzare qualche segnale di crescita anche da noi. Secondo le prime osservazioni sembra che si stia muovendo qualcosa ma ancora non ci sono dati definitivi. Nell’arco dei prossimi giorni se i tamponi pre-ricovero che vengono effettuati a chi arriva al pronto soccorso, soprattutto in quello non specialistico – cioè in ostetricia, trauma e ortopedia – mostreranno percentuali che tendono a salire dovremo considerarlo un segnale che anticipa quello che succederà nei 15-20 giorni successivi. Guardando i dati relativi all’andamento della pandemia nel mondo la vera domanda non è se ci sarà la terza ondata ma quando si verificherà: ci aspettiamo che nella nostra provincia sia meno aggressiva anche rispetto all’ultima volta, ma la conversione e il blocco delle attività di grandi ospedali fa pagare un prezzo molto elevato a tutta quella routine gravissima e prioritaria come l’oncologia, i traumi, lo Stroke, gli infarti ecc.

La prospettiva – che è già cominciata – è la vaccinazione

Sì, ma c’è un messaggio molto importante da comunicare. Fino a quando non si sarà raggiunta l’immunità di gregge – a cui si arriverà con una copertura pari almeno al 70% – dobbiamo ricordarci che aver effettuato il vaccino non è un liberi tutti, cioè non esenta dal rispetto delle precauzioni anti-contagio perché se io mi vaccinassi ma entrassi in contatto con un paziente, un oggetto, una superficie o qualcosa di contaminato e contagiassi le mie mani e con le mie mani toccassi qualcuno o un oggetto potrei comunque essere veicolo di trasmissione del virus.

Fino a quando dovremo continuare così?

Finchè il virus circolerà e non si sarà creata un’immunità di gregge il fatto di essere vaccinati non ci deve esimere dal continuare a mettere in atto le precauzioni anti-contagio, cioè il lavaggio delle mani e delle superfici, ma anche l’attenzione ai contatti perchè in realtà posso essere immune dalla malattia e addirittura immune dall’infezione ma se con le mie mani o la mia bocca toccassi una componente infettata dal virus, la mia bocca e le mie mani sarebbero un veicolo di contagio perché potrei trasportarlo pur non essendo né un malato né un infettato. È lo stesso motivo per cui noi in ospedale laviamo le mani prima e dopo aver visitato i pazienti e prima di entrare nelle stanze: noi medici possiamo essere potenzialmente contaminatori anche senza essere malati.

Cosa comporterà l’immunità di gregge?

Quando ci sarà quel tipo di copertura la circolazione del virus sarà così limitata e sporadica da non costituire una limitazione ad assembramenti, rapporti tra persone e contatto perchè sarà molto più facilmente circoscrivibile. Ma il 2021 non vedrà questa situazione per questioni pratiche e numeriche: le attenzione al contagio e le mascherine ci faranno compagnia presumibilmente tutto l’anno. Non vuol dire fare drammi ma riorganizzarsi: dobbiamo imparare a organizzare meglio le attività che svolgiamo. Per esempio sono tra coloro che pensano che la scuola per i ragazzini sia fondamentale e non si infettano in aula ma nei trasporti e nelle aggregazioni prima e dopo le lezioni.

Per concludere, lei ha già eseguito il vaccino?

Lo farò venerdì. Avendo contratto la malattia a marzo avevo ancora gli anticorpi e in ospedale come politica aziendale abbiamo scelto di dare la precedenza a chi non fosse mai entrato in contatto con il virus e poi vaccinare il resto del personale.

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