Dall’inizio della pandemia, in Italia è in atto un’ importante iniziativa volta ad aprire una riflessione e a sottoporre concrete proposte al Parlamento ed al Governo sul tema del carcere in tempo di Covid, tanto da esserci casi di scioperi della fame da parte dei detenuti in numerosi carceri italiane.
L’appello è portato avanti anche da Roberto Saviano, di Luigi Manconi e di Sandro Veronesi, che motivano ed approfondiscono le ragioni dell’iniziativa a favore non solo dei detenuti ma anche di tutto il personale che opera in carcere.
Le proposte cercano di contenere gli enormi rischi di contagio all’interno degli istituti carcerari, riducendo le presenze. Se, infatti, in tempi normali il sovraffollamento è un problema ormai noto, al tempo del Covid diventa una situazione drammatica.
Infatti la necessità di destinare alcune Sezioni alla gestione Covid, restringe ulteriormente gli spazi nelle celle residue determinando condizioni non rispettose della dignità umana.
Le proposte avanzate al Governo e Parlamento sono: l’innalzamento della liberazione anticipata da 45 a 75 giorni al semestre per tutti i detenuti che abbiano buona condotta e partecipazione alle attività trattamentali; il blocco dell’esecutività delle sentenze passate in giudicato, salvo motivata pericolosità sociale da parte delle Procure e l’innalzamento dai 18 ai 24 mesi al fine pena per accedere alla detenzione domiciliare.
Anche l’Associazione Carcere e Territorio di Bergamo aderisce convintamente all’appello, chiedendo ai parlamentari bergamaschi di farsi parte diligente per la loro adozione.
Infatti anche nel carcere di Bergamo, nonostante l’attenta e professionale gestione dell’emergenza da parte della Direzione, della Polizia Penitenziaria, del Servizio sanitario interno, del lavoro dei dipendenti, dei volontari e delle Istituzioni, (partendo dal Comune e dall’Ospedale ecc.) le problematiche riguardo il sovraffollamento non mancano.
“L’associazione da decenni si impegna a costruire con idee e progetti concreti una concezione della pena che declina la sua certezza con modalità più rispettose dei diritti delle persone detenute e più attente al loro reinserimento, convinti che ciò assicura anche una maggior sicurezza sociale – ha dichiarato il presidente Fausto Gritti – Perciò non ha potuto sottacere che la pandemia aggrava la condizione detentiva. Per contrastarlo sono necessari non solo interventi normativi, ma anche lo sviluppo, a tutti i livelli, di forti politiche sociali specie sul tema dell’abitare e del lavoro, senza le quali resterebbero in carcere persone non per la loro posizione giuridica, ma per la loro povertà sociale”.
Perciò, facendo proprie le proposte già in atto, Carcere e Territorio vuole anche integrarle con altri provvedimenti per ridurre il sovraffollamento: innalzare il limite di pena al di sotto del quale è fatto divieto di applicare la custodia cautelare; allargare a tutte le patologie che costituiscono un rischio Covid (es. diabete patologie polmonari o cardiache) il differimento pena o la detenzione domiciliare per motivi di salute e fare opera di sensibilizzazione, anche con la Camera Penale, presso la magistratura di sorveglianza e presso il tribunale.
commenta