Settecentoquattordici firme per far chiudere il centro accoglienza. Sono quelle raccolte dalla sezione della Lega di Botta di Sedrina, ai piedi della Valle Brembana. “Il problema c’è, andrebbe affrontato ma senza facili slogan o strumentalizzazioni di parte”. Così Don Roberto Mocchi, parroco della piccola frazione, commenta la petizione promossa dal Carroccio: lo stesso sacerdote, a febbraio, fu travolto dalle critiche (anche di alcuni colleghi) per aver benedetto la nuova sede del partito in paese, lasciandosi fotografare accanto a Matteo Salvini.
“Nemmeno io mi aspettavo così tante firme – ammette don Mocchi -. Che piaccia o no, sono il segno di una certa insofferenza rispetto a questa situazione. L’esperienza del centro di accoglienza è vissuta da molti come un problema: andrebbe cambiata questa percezione, magari partendo un maggiore dialogo tra autorità civili e Diocesi”.
Nel testo della petizione, gli esponenti del Carroccio parlano di cittadini “esasperati” dai comportamenti dei richiedenti asilo, secondo loro “poco controllati dai gestori” alla luce di risse e disordini vari. “È vero, i carabinieri sono intervenuti più di una volta, ma non mi pare sia mai successo nulla di grave – aggiunge il parroco -. Spesso i problemi vengono amplificati quanto si tratta di richiedenti asilo: basta una piccola scaramuccia ripresa col telefonino alla fermata dell’autobus per gonfiare il tutto”.
Sul contenuto della petizione, don Mocchi non si sbilancia troppo: “La democrazia è fatta anche di queste cose – taglia corto -. Il problema è che queste realtà sono troppo fuori dalla comunità. La gente di Botta – è la sua convinzione – non è abbastanza coinvolta nei progetti che ruotano attorno a questi ragazzi. Bisognerebbe trovare un modo per far vivere in maniera attiva alle persone i concetti di accoglienza e carità”.
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