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Il lockdown non ferma la Fondazione Dalmine: in streaming oltre mille studenti

Anche durante le settimane più dure la Fondazione ha portato avanti un fitto programma basato sul digitale, senza dimenticare la sua vocazione di valorizzazione degli archivi.

Fondazione Dalmine, nata da TenarisDalmine, non si è mai fermata nel suo percorso di avvicinamento alle nuove generazioni, reagendo alla pandemia mondiale di Covid 19 con un fitto programma basato sul digitale, che l’ha portata a interagire con oltre 1.000 ragazze e ragazzi del territorio bergamasco.

Il tutto senza dimenticare la sua vocazione di tutela e valorizzazione degli archivi, che ha portato Fondazione Dalmine a partecipare ad Archivissima, un appuntamento che in questa terza edizione del festival, dedicata alle donne, si è svolto interamente in digitale.

“Quest’anno Archivissima ha saputo raccogliere la sfida Covid realizzando un’edizione social che ci è sembrata molto interessante – chiarisce Carolina Lussana, direttrice di Fondazione Dalmine -, quindi anche noi abbiamo voluto partecipare in modo diverso, realizzando un video con una selezione di immagini tratte dal nostro archivio storico che raffigura e sintetizza la presenza femminile nell’industria del ‘900. Le immagini che abbiamo presentato scorrono dagli anni ’20 fino agli anni ’90 e mostrano un’evoluzione costante del ruolo femminile. Inizialmente erano telefoniste, istitutrici dei centri estivi, cuoche; dagli anni ’70 ritroviamo le prime immagini di donne con la tuta blu da operaio, fino ai giorni nostri, in cui le donne rivestono anche ruoli apicali”.

Un video che mantiene un linguaggio aperto, rivolto ai giovani e uno stile allegro e coinvolgente: “È così che piace a noi – conferma Lussana – ed è per questo che riusciamo ad avvicinarci con facilità alle nuove generazioni: siamo convinti che l’industria abbia ancora molto da dare e da dire, anche e soprattutto a livello culturale, dove gli archivi come il nostro rappresentano uno spaccato di come e quanto è cambiato il nostro Paese in questi lunghi anni”.

E in tema di giovani, anche in un anno così particolare a causa del Covid-19, Fondazione Dalmine ha saputo rinnovarsi per coinvolgere al meglio alunni e studenti: “Prima del Coronavirus il nostro lavoro consisteva soprattutto nell’incontro fisico con le scuole, attraverso laboratori e percorsi presso le classi e nella nostra sede – segnala Manuel Tonolini, coordinatore delle attività in Fondazione – Il lockdown ci ha obbligato a cambiare anche radicalmente le nostre abitudini e così ci siamo trovati davanti a un bivio: abbiamo scelto di adeguarci ai tempi, utilizzando le opportunità offerteci dalla tecnologia digitale per avvicinarci ancora di più ai ragazzi”.

In questo modo, anche nel pieno dell’emergenza e in uno dei territori più colpiti dal virus in Italia, la Fondazione è riuscita a portare avanti vari progetti.

A partire dalla riscoperta, valorizzazione e catalogazione dell’archivio storico dell’Istituto Paleocapa di Bergamo, già avviato lo scorso anno e proseguito a distanza in questi mesi. Attraverso lezioni online e appuntamenti virtuali gli studenti hanno potuto creare un metodo e impossessarsi degli strumenti per descrivere e catalogare tutti i documenti, fino a renderli consultabili anche online, grazie alla collaborazione con ArchiUi, la piattaforma digitale dedicata agli archivi sviluppata da Promemoria Group di Torino.

Prosegue poi, in collaborazione con BergamoScienza, il progetto Robotic(R)Evolution, grazie ai docenti e studenti dell’Istituto tecnico Majorana di Seriate e dei licei scientifici Lussana e Mascheroni di Bergamo e Amaldi di Alzano Lombardo. I ragazzi si sono concentrati, in luogo del lavoro in laboratorio, sulla scrittura dei programmi necessari a superare le missioni proposte, muovendo i robot firmati Lego, direttamente da casa loro, attraverso un’applicazione di controllo remoto.

“In questi anni, anche attraverso il robot educativo della Fondazione, EDO, abbiamo sviluppato uno stretto rapporto con il mondo della scuola. Un rapporto che non volevamo in alcun modo venisse meno. Così, abbiamo messo a punto un progetto di sperimentazione a distanza. I ragazzi – racconta Greta Albrigoni, educatrice di BergamoScienza – si sono connessi ai nostri pc eliminando ogni distanza con un semplice clic, collaborando tra loro, in coppia o a gruppi, alla scrittura dei codici. Un’esperienza estremamente interessante, al punto che intendiamo riproporla anche a emergenza conclusa”.

Archivi digitali, robot futuristici e perfino la regia di un piccolo film, all’interno della nona edizione del progetto “Raccontare la città industriale”.

Quattro le classi che hanno partecipato, tramite il progetto didattico “Trediciannove”: il gruppo grandi della Scuola Infanzia Cittadini, i giovani studenti della 4A della Primaria Alighieri, alcuni ragazzi della 3C e 3D della Secondaria di I grado Camozzi e i ragazzi della 4NA del IS Marconi.

Il risultato? Un cortometraggio, realizzato in collaborazione con Lab80Film, che ripercorre la storia del tempo libero e dello sport a Dalmine, giocando su un forte rapporto tra le immagini di eventi sportivi del passato e lo sport praticato dai bambini di oggi. Per crearlo tutti i partecipanti hanno lavorato in gruppo, virtualmente, usando solo strumenti online come video-lezioni, messaggi, foto e riprese video fino a comporre questo corto, che a breve sarà disponibile sui canali social di Fondazione Dalmine.

IL FUTURO

Proprio da questa collezione di esperienze, Fondazione Dalmine ha iniziato a progettare il nuovo anno, valutando con sempre maggiore convinzione l’idea delle “lezioni a distanza”, anche e soprattutto quando l’emergenza sanitaria sarà alle spalle: “Questa esperienza ci ha insegnato molto – conferma il coordinatore Manuel Tonolini – portandoci a strutturare un programma che, anche per l’anno prossimo, corre sul digitale e offre alle scuole percorsi su misura anche a distanza. Il nostro obiettivo non è certo quello di eliminare l’interazione diretta con i ragazzi, ma in questo periodo abbiamo imparato a sperimentare una didattica diversa, che ha il grande vantaggio di essere virtuale e dunque di poter essere sempre a disposizione degli studenti. Così possono essere loro a scegliere come e quando confrontarsi con le nostre proposte, senza imposizioni, lasciando a ognuno i propri tempi”.

Ma le novità non finiscono qui, perché a partire da settembre Fondazione Dalmine vuole approfondire e introdurre altre due innovative modalità didattiche: la prima legata al “debate”, una forma di dibattito pubblico che è considerato un vero e proprio sport negli Stati Uniti; la seconda riguarda la outdoor education, in stretto rapporto con l’Università degli Studi di Bergamo.

“Si tratta di due modalità innovative, che non hanno ancora preso piede nel nostro Paese – chiarisce Tonolini – Il debate prevede che gli studenti, divisi in squadre, si preparino su un dato argomento, fornito da una commissione. Un quarto d’ora prima dell’inizio del dibattito, alle due squadre viene detto chi dovrà sostenere una tesi e chi l’antitesi. Un arbitro vigila sul rispetto dei tempi negli interventi e sui modi, mentre una giuria decreta il vincitore. Un metodo che riteniamo importante perché insegna ad esprimere le proprie idee in modo chiaro, superando i pregiudizi per formare una mente critica, capace di argomentare le proprie idee”.

Per quanto riguarda la outdoor education invece, il progetto si sta sviluppando in collaborazione con l’Università di Bergamo.

“Ho letto un articolo in cui il professor Antonio Borgogni spiegava l’importanza di vivere la scuola all’aria aperta, l’ho contattato ed è nata subito un’intesa – precisa ancora Tonolini -. L’outdoor education ribalta l’insegnamento “canonico” a favore di una nuova forma di apprendimento: mentre noi siamo abituati a studiare un argomento, fare lezioni frontali in classe e poi, eventualmente, una gita in loco, qui le priorità si ribaltano. Per esempio, studiando la fotosintesi clorofilliana, si prepara la lezione direttamente in giardino, osservando il fenomeno direttamente, per poi tornare a casa e approfondire sui libri”.

Tante novità dunque, ma a giocare un ruolo da protagonista in Fondazione saranno sempre gli archivi, la loro tutela e valorizzazione, proseguendo nel percorso di digitalizzazione già intrapreso in questi mesi attraverso l’introduzione di visite guidate anche virtuali.

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