L’Antitrust ha aperto un’istruttoria sull’offerta pubblica di scambio lanciata lo scorso 17 febbraio da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca per verificare gli effetti sulla concorrenza dell’operazione che potrebbe portare la prima banca del Paese ad acquisire il quarto istituto. Su mandato dell’authority, si apprende da fonti vicine al dossier, la Guardia di Finanza è stata inviata nella giornata di martedì 12 maggio nelle sedi di Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e Mediobanca (quest’ultima è advisor di Intesa) di Milano e Bergamo, per acquisire documenti e informazioni.
L’acquisizione della documentazione da parte della Guardia di Finanza è avvenuta come da prassi dopo che l’Antitrust ha avviato un’istruttoria sull’Ops annunciata da Intesa Sanpaolo nei confronti di Ubi a seguito della comunicazione dell’operazione all’Autorità da parte della banca guidata da Carlo Messina.
A richiedere l’intervento della Guardia di Finanza è stata l’Antritust. L’istruttoria vuole inquadrare tutti i passaggi per ricostruire la genesi che ha portato Intesa Sanpaolo a concepire l’offerta. Tutto questo in attesa che Bce e Consob diano il via libera all’Ops. Da quanto trapelato le operazioni di verifica riguardano anche Unipol e Bper. A quest’ultima – se l’ops andasse in porto – verrebbero ceduti circa 500 sportelli di Ubi Banca.
È evidente a questo punto che l’intera operazione è a rischio.
UBI BANCA POLO AGGREGATORE DEL TERZO POLO BANCARIO
L’acquisizione di UBI da parte di Intesa Sanpaolo è in grado di modificare “significativamente” il contesto bancario “sotto due profili”. Da un lato privando il sistema “di un operatore di medie dimensioni quale Ubi Banca, che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni” a fianco di Intesa e Unicredit. Dall’altro facendo venir meno “la sostanziale simmetria” fra Intesa e Unicredit, con “l’importante di crescita” della prima. È quanto rileva l’antitrust.
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