La Banca Popolare di Bergamo prima e Ubi Banca dopo, hanno da sempre rappresentato una cassaforte per gli investimenti delle società legate alla Diocesi di Bergamo.
Osservando da vicino il verbale della scorsa assemblea di Ubi Banca, dell’8 aprile scorso, si nota la pesante assenza di tutte le società della chiesa di Bergamo a partire dall’Istituto per il sostentamento del clero.
Un’assenza che pesa più che per le azioni per le prossime scelte degli azionisti che si trovano di fronte l’offerta di pubblico scambio di azioni da parte di Intesa Sanpaolo.
Un’assenza che non è passata inosservata a molti, anche perché sull’altro fronte, quello della diocesi di Brescia, erano presenti tutti i rappresentanti delle società ramificate della chiesa bresciana come la Congregazione delle suore Ancelle, dell’oratorio dei Padri della pace, l’Opera diocesana venerabile Luzzago, Opera per l’educazione cristiana. Anzi, con qualche presenza in più dei soci storici alleati alla curia bresciana.
Un dettaglio, qualcuno potrebbe liquidare la vicenda. Se non fosse che la Diocesi di Bergamo è sempre stata legatissima alla Banca Popolare e a Ubi e in passato non era mai successo. L’offerta di pubblico scambio lanciata di Banca Intesa su Ubi Banca lo scorso 17 febbraio si stende come un’ombra dietro il perché di questa pesante assenza.
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