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I lavori

Il cuore dei bergamaschi per un ospedale da record in 10 giorni, meglio della Cina fotogallery video

La struttura per 142 pazienti Covid alla Fiera realizzata solo con donazioni e volontari. Quando finirà l'emergenza, sarà piacevole ricordarsi di loro

Se un paio di mesi fa aveva fatto clamore la notizia dell’ospedale realizzato in soli dieci giorni a Wuhan, i bergamaschi non sono stati da meno e con le stesse tempistiche hanno ultimato la sistemazione della Fiera di via Lunga che è stata trasformata in un nuovo presidio ospedaliero pronto per arginare l’emergenza Coronavirus.

Certo, quella cinese era una vera e propria struttura costruita da zero, mentre a Bergamo si è dovuto “solo” riadattare un edificio già esistente. Ma qui da noi, a differenza che a Pechino dove il governo aveva stanziato ingenti finanziamenti, l’opera è stata completata grazie al solo volontariato dei bergamaschi.

L’idea dell’ospedale da campo, che poi in realtà è diventato una vera e propria clinica, inizia a circolare mercoledì 18 marzo tra alcuni iscritti all’associazione nazionale Alpini di Bergamo, guidati dal direttore della Sanità Ana Roberto Rizzini. L’obiettivo è fornire un’alternativa al Papa Giovanni, ormai quasi esaurito per il notevole afflusso di contagiati, creando uno spazio in cui accogliere almeno i pazienti meno gravi.

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Il progetto iniziale prevede di allestire solo alcuni tendoni climatizzati con all’interno letti e il necessario per l’accoglienza. Si pensa a un posto e dopo aver scartato alcune ipotesi l’idea cade sulla fiera di via Lunga. Un’area spaziosa, lontana dal centro abitato, ma allo stesso tempo ben collegata a livello viabilistico.

Vengono contattati i responsabili di Promoberg che si mostrano subito disponibili e il direttore Carlo Conte rilancia: perché non sfruttare gli spazi interni e realizzare qualcosa di più di un ospedale da campo? Perché no. Con il benestare del Papa Giovanni, l’appoggio di Emergency e il permesso di tutti gli enti (con la Regione che all’inizio mostra qualche perplessità…), i lavori possono iniziare. Ma bisogna fare in fretta, non c’è un minuto da perdere. Siamo al 23 marzo, è domenica, ma non importa. Alla fiera arrivano subito in tanti e si mettono all’opera.

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Tre turni da 8 ore con 150 persone ciascuno, tutti i giorni, senza pausa. Carpentieri, fabbri, imbianchini, elettricisti, idraulici. Nessuno risparmia una goccia del proprio sudore. La grandi e piccole aziende del territorio, impossibile elencarle tutte, forniscono il materiale, i volontari e le associazioni lavorano dalla mattina alla sera. Mercoledì primo aprile, e questa volta non è uno scherzo, a tempo di record il progetto viene ultimato e l’ospedale è pronto per accogliere i primi ricoverati.

Ospedale da campo, gli ultimi preparativi

I padiglioni della fiera sono stati stravolti e ora sono irriconoscibili. Al loro posto spazi in cui il personale sanitario può muoversi comodamente e 142 posti letto, di cui 72 per terapia intensiva e sub-intensiva. Tre zone, verde, gialla e rossa in base alla criticità e al rischio di contagio. Una struttura forse ancora più all’avanguardia di quella di Wuhan voluta e finanziata dal presidente Xi Jinping.

Ma con il valore aggiunto della solidarietà. Bergamo chiamava e i bergamaschi hanno risposto. A gran voce. La dimostrazione, anzi la conferma, del cuore di un popolo che, non duole mai ribadirlo, nei momenti difficili conserva la vecchia indole di rimboccarsi le maniche per cercare di riemergere. Una delle poche note colorate in un periodo tanto grigio per la nostra provincia. Quando finirà l’emergenza, sarà piacevole ricordarsene.

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