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La testimonianza

Coronavirus, il dottor Saffioti e i controlli in aeroporto: “Passeggeri rassicurati”

Tra i volontari che, equipaggiati di mascherina, occhiali, camice e guanti, effettuano i controlli c'è il dottor Carlo Saffioti

Da tre settimane i volontari della Sanità alpina dell’ospedale da campo stanno misurando la temperatura dei passeggeri che atterrano a Orio al Serio. Gli screening, cominciati ben prima del clamore che la diffusione del Coronavirus ha suscitato sui media e tra i cittadini, hanno l’obiettivo di contrastare la diffusione del contagio.

Tra i volontari che, equipaggiati di mascherina, occhiali, camice e guanti, effettuano i controlli c’è il dottor Carlo Saffioti, psichiatra, attualmente direttore di una comunità di riabilitazione psichiatrica a Verdello della Fondazione Emilia Bosis. Lo abbiamo intervistato chiedendogli di raccontarci come sta andando.

Quando sono iniziati i controlli?

Tre settimane fa. L’iniziativa vede l’impegno dei volontari della Sanità Alpina dell’ospedale da campo dell’Associazione Nazionale Alpini e delle squadre sanitarie della Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Alpini.

Che attività svolgete?

All’aeroporto di Orio al Serio controlliamo la temperatura a tutti i passeggeri che atterrano da voli in arrivo dall’estero e quelli nazionali provenienti da Roma. Siamo suddivisi in due equipe: una si concentra sugli arrivi dall’area Schengen e l’altra extra Schengen. Effettuiamo due turni che consentono di eseguire lo screening a tutti gli atterraggi: il primo va dalle 6 alle 16 e il secondo dalle 16 all’1, anche se in caso di ritardi si prolunga. Negli ultimi giorni il numero di viaggiatori è sensibilmente diminuito e al tempo stesso sono aumentate le persone che scendono dall’aereo indossando mascherine dagli svariati tipi, da quelle fai-da-te, di conforto psicologico, a quelle più professionali. Un uomo addirittura indossava la maschera anti-gas pur di proteggersi… Sono tutti segnali della paura che si è generata.

Saffioti

Come reagiscono le persone?

La stragrande maggioranza è ben disposta ai controlli: molti ringraziano, apprezzano il nostro impegno e si rendono conto che è un filtro necessario per tutelare la salute di tutti. Sono rari i casi di scarsa collaborazione: una persona ha avuto un gesto di intolleranza, ha alzato la voce perché si è dovuta fermare per svolgere il controllo ed è stata sgarbata, mentre una signora con una bambina che non voleva attendere in fila ha gridato dicendo che doveva correre perché aveva una coincidenza con un volo per l’America, una tratta che non è presente a Orio. Molti si preoccupano di non essere toccati dal termometro e questa è una precisa disposizione che abbiamo ricevuto: va tenuto a distanza di almeno 5 centimetri. Alcuni appena ci vedono aprono la bocca pensando che serva per misurare la temperatura ma in realtà utilizziamo termometri a infrarossi, moderni e capaci di calcolarla in pochi secondi.

Vi pongono domande ricorrenti?

Ci chiedono informazioni sul Coronavirus: ci domandano che cosa sia con precisione, quali sono i rischi e come avviene il contagio. I più sono rassicurati dalla nostra presenza perché dimostra che c’è un sistema che interviene e si prende carico dei controlli.

Come avvengono i controlli?

Vengono controllati sia i passeggeri sia il personale di volo provando la temperatura: se risulta inferiore a 37,5° la persona prosegue per la propria strada, altrimenti viene condotta dal medico che svolge anamnesi per capire da dove viene, se è stata a contatto con cittadini provenienti dalla Cina, da Paesi limitrofi o dalle zone rosse, ed eventualmente viene fatta accomodare in una camera dalla quale salirà in ambulanza e portato in ospedale per gli approfondimenti del caso.

Avete riscontrato casi positivi?

Per ora no: abbiamo registrato qualcuno con febbre ma tutti negativi salvo chi sia asintomatico o si trovi nella fase di incubazione.

Il direttore generale della sanità alpina dell’Associazione nazionale Alpini, Sergio Rizzini spiega: “Dal 6 febbraio stiamo presidiando tutti i voli in entrata dall’area Schengen ed extra Schengen per controllare che non abbiano una temperatura superiore a un determinato valore. Controlliamo circa 15mila persone al giorno. I controlli vengono svolti esclusivamente da operatori sanitari (medici, infermieri o soccorritori) ed è coinvolta anche la parte logistica a supporto. Alla nostra base operativa che si trova all’aeroporto di Orio al Serio abbiamo allestito un piccolo campo di accoglienza per i volontari che arrivano da fuori Bergamo. Molti, infatti, sono bergamaschi ma non solo: vengono anche da Brescia, Milano e da tutta la Lombardia, dal Piemonte, dalla Toscana e dal Veneto. Tra sanitari e logisti contiamo su una quarantina di persone al giorno, su due turni (20 e 20)”.

Sergio rizzini

Ridimensionando la psicosi che si è diffusa in questi giorni, Rizzini evidenzia: “C’è chi prende il Coronavirus in modo più intenso e chi in forma più debole, dopodichè in alcuni casi, specialmente sulle persone con patologie pregresse, può avere un effetto più problematico. La mortalità è oggettivamente bassa, risulta pari al 2 %: la maggioranza dei casi è in fase di guarigione e chi ha avuto la peggio aveva malattie pre-esistenti e probabilmente non sarebbe riuscito a superare nemmeno una forte influenza. A differenza delle classiche forme influenzali che conosciamo già, per questa manca ancora il vaccino che richiede l’adempimento di una serie di passaggi e tempi tecnici prima di poter essere utilizzato. Al momento, quindi, non si sa come si comporta dopo un certo periodo di tempo e che tipo di mutazioni può avere”.

Approfondendo i rischi, Rizzini prosegue: “Bisogna evidenziare che da questa malattia si può guarire, non solo effettuando cure farmacologiche ma anche in modo naturale. Il problema è che è facilmente trasmissibile: il contagio è facile perché si diffonde per vie aree ma, soprattutto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha spiegato che se una persona positiva tocca delle superficie, questo virus riesce a sopravvivere per nove giorni: chi le tocca e porta le mani alla bocca o al naso immette il Coronavirus nelle vie aree, per questo la prima forma di prevenzione è lavarsi spesso le mani. Numeri alla mano, i decessi determinati da complicanze delle tradizionali forme di influenza sono superiori: l’anno scorso sono morte 250 persone e i casi sono stati ancora superiori due anni fa con le polmoniti virali che hanno gli stessi effetti della versione più aggressiva del Coronavirus. Non si tratta di una malattia catastrofica come era stata la Sars, che aveva registrato mille contagi e 900 morti”.

Infine, Sergio Rizzini sottolinea: “Negli altri Paesi europei non sono stati effettuati controlli come quelli che stiamo svolgendo all’aeroporto di Orio, nemmeno per chi arrivava dall’area extra Schengen. Ancora oggi tutto il mondo africano e mediorientale ha i voli attivi da Whan e non ci sono dati disponibili relativi a quelle zone”.

Sanità Alpina – Ospedale da campo

L’ospedale da campo nasce a Bergamo per iniziativa del dottor Lucio Losapio quando il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini era Leonardo Caprioli. L’idea venne al dottor Losapio dopo il terremoto del Friuli, quando si rese conto che una struttura ospedaliera campale organizzata dal volontariato sarebbe potuta essere utile. È stato impiegato per la prima volta in Armenia dopo il terremoto nel 1989, in Piemonte quando si è verificata l’alluvione, in Umbria per il terremoto, a Valona in Albania negli anni della guerra del Kosovo, in Bosnia, nello Sri Lanka, in Giordania, nei campi profughi dalla Siria, ad Haiti e in Emilia in occasione del terremoto. Si avvale di personale logista/idraulici, elettricisti, montatori, falegnami ecc) e personale sanitario (medici, infermieri e tecnici), solo alcuni hanno fatto gli Alpini, altri no.

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