Titolo: Jojo Rabbit
Regia: Taika Waititi
Attori: Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Sam Rockwell, Scarlett Johansson
Durata: 108 minuti
Giudizio: ****
Programmazione: UCI Cinemas Curno
Attenzione: questo non è il solito film parodia sui Nazisti. Anzi. Jojo Betzler ha 10 anni e vive nella Germania nazista in piena Seconda Guerra Mondiale. Il padre è al fronte a combattere, mentre la madre (interpretata da una Scarlett Johansson sorprendente) “fa quello che può” per mandare avanti la baracca.
Jojo è timido, riservato, non ha molti amici, eccezion fatta per il buffo e grassottello Yorkie e per il suo amico immaginario, Adolf Hitler. Jojo ha la testa imbottita di fanatismo nazista e chiama a sé il suo idolo ogni volta che si trova in difficoltà e ha bisogno del consiglio di una figura paterna.
Adolf Hitler, interpretato dal regista stesso (di origine mezza maori e mezza ebrea), incarna alla perfezione il fantoccio ridicolizzato di un pazzo che, tuttavia, non trasmette mai reale crudeltà: forse perché scaturito dalla mente di un bambino che non sa concepire il male (da qui il nomignolo “coniglio”, dato dall’indole buona di Jojo).
Quello che invece si percepisce è l’odio. Odio scaturito (come sempre) dall’ignoranza di un bambino (e di una nazione intera) nei confronti del popolo ebraico: per dormire si appendono al soffitto come i pipistrelli, mangiano i bambini, hanno le corna…dicerie fantasmagoriche a cui Jojo crede ciecamente.
Finché scopre che la madre nasconde nelle pareti di casa loro una ragazzina ebrea: Elsa. I due, dopo un incontro iniziale da mettere i brividi, fanno presto amicizia, diventando inseparabili.
L’affetto nei confronti di Elsa dissipa la nebbia negli occhi e nella mente di Jojo che presto intuisce che la realtà è ben altra da quella che aveva immaginato fino a quel momento.
La madre Rosie e il Capitano Klenzendorf (interpretati da Scarlett Johansson e Sam Rockwell, entrambi eccezionali) lo accompagnano nel suo percorso di crescita e di presa di coscienza della sua identità, senza forzarlo, lasciandolo libero di intuire da solo cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E sarà proprio grazie al loro coraggio e alla loro forza che alla fine Elsa e Jojo, a guerra conclusa, saranno di nuovo liberi di ballare.
Un film parodia diverso da quelli visti finora, perché inquadrato dal punto di vista di un bambino tedesco. E seppure l’ironia farsesca di dialoghi e situazioni assurde contribuiscano a scatenare un riso leggero, è impossibile restare indifferenti alla gravità ancora attuale di questo capitolo della Storia.
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