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Accoglienza

La coop Ruah annuncia 30 esuberi: “Colpa delle politiche del ministero dell’Interno”

Avviata la procedura di licenziamento collettivo. Lavoratori in stato di agitazione

A Bergamo scoppia il caso Ruah. Lo scorso 13 maggio la Cooperativa ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 30 persone, 22 a tempo indeterminato e 8 a tempo determinato. Ieri, mercoledì 29, è stato aperto lo stato di agitazione dei lavoratori.

A saltare – secondo quanto riporta la Cgil in una nota – sarebbe anche la scuola di lingua italiana all’interno dei centri, progetti e attività di sensibilizzazione sul territorio, minando così “l’opera di integrazione in corso con successo da anni”.

Secondo il sindacato la contrazione dell’attività “è indubbiamente causata da un calo degli arrivi, ma anche da una forte riduzione economica della quota giornaliera prevista nel rinnovo del bando di gara della Prefettura di Bergamo – in linea con le ultime indicazioni del Ministero – per il servizio di accoglienza e per il quale Ruah ha presentato formale offerta economica”.

“Si perdono posti di lavoro e questo è gravissimo, ma si perde anche l’occasione di integrare i nuovi arrivati – spiegano Giuliana Rota di Fp Cgil e Alessandro Locatelli di Fisascat Cisl Bergamo che stanno seguendo la vertenza -. Già nell’ottobre scorso, la cooperativa Ruah aveva annunciato la necessità di una riorganizzazione interna, anticipando la chiusura di alcune comunità di accoglienza entro la fine del 2018. Dopo una fase di contrattazione, eravamo giunti a un accordo sulla gestione iniziale della crisi, che in un primo momento pareva riguardare solo i contratti a termine. Ora, però, arrivano questi esuberi, che potrebbero anche essere destinati ad aumentare”.

I due sindacati di categoria denunciano, inoltre, il fatto che le insegnanti della scuola di italiano sono state escluse totalmente dal nuovo bando. Ma anche il calo del rapporto operatori/utenti, con gli ospiti che saranno così concentrati nei due centri, a questo punto affollati, di Botta di Sedrina e del Gleno di Bergamo.

“Gli operatori di Ruah dichiarano che pesa parecchio anche l’aspetto qualitativo della questione, dopo la sostanziale modifica del capitolato previsto dal rinnovo del bando di gara pubblicato dalla Prefettura che obbliga a tagli così ampi da trasformare il tipo di accoglienza proposta – proseguono i due sindacalisti -. I lavoratori sottolineano che la drastica riduzione del numero di operatori rischia di produrre anche problemi e tensioni nella normale gestione delle attività quotidiane. Oltre ai posti di lavoro a preoccuparci, perciò, è anche il livello di qualità dei delicati servizi di accoglienza”.

Cosa ne sarà delle buone prassi sperimentate sul nostro territorio? – si domandano i sindacalisti -. Se nel capitolato si prevedono stoviglie di plastica e lenzuola di carta, cancellando così anche gli impegni quotidiani di cura del proprio alloggio da parte degli ospiti, che fine farà l’integrazione? Vorremmo provare ad accedere al FIS (Fondo Integrazione Salariale, ndr) che prevedrebbe una salvaguardia dei posti di lavoro a fronte di una riduzione progressiva del proprio orario”.

In totale sono oltre un centinaio le persone al lavoro in Ruah. La cooperativa collabora con l’associazione Diakonia onlus (della Caritas Diocesana Bergamasca) nella convenzione tra quest’ultima e il Ministero degli Interni.

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