“La maternità è una scelta, non ci piace l’idea che le donne siano portatrici di una ‘vocazione naturale alla riproduzione’. Possiamo essere madri oppure no, prima di tutto siamo donne”. Avevano annunciato un presidio, e presidio è stato.
Nella mattinata di sabato 9 febbraio le esponenti del movimento ‘Non una di meno’ si sono date appuntamento in via Tasso a Bergamo, sotto la sede della Provincia, dopo le polemiche sorte attorno al convegno pubblico, promosso dal Consiglio delle donne (ente che risponde direttamente al Comune) e dal Centro di Aiuto alla vita sul “nascere a Bergamo”, per celebrare la 41esima Giornata della Vita (leggi qui).
“Nei giorni scorsi ci siamo battute per sollecitare una presa di posizione su questa scelta del Consiglio delle Donne da parte di cittadine, cittadini e delle donne stesse che fanno parte del Consiglio – prosegue il movimento -. Abbiamo apprezzato la discussione che si è creata e il passo indietro di autocritica che il Consiglio ha fatto, decidendo di sostituire un relatore del Movimento per la Vita con l’Assessora alla Coesione Sociale del Comune. La legge 194 – continuano – è stata istituita per tutelare le donne che desiderano diventare madri e per consentire a coloro che non lo desiderano di poter interrompere la gravidanza, con la certezza che la loro salute non sia messa a rischio. Per questo abbiamo contestato il fatto che un’istituzione laica come il Consiglio delle Donne abbia individuato nel Centro di Aiuto alla Vita l’interlocutore unico con cui discutere di natalità e denatalità nella nostra città. E che l’abbia fatto con il preciso intento di celebrare la Giornata per la Vita, ricorrenza di origine confessionale, istituita dalla conferenza Episcopale Italiana nel 1978, dopo l’approvazione della 194, dichiaratamente in funzione oppositiva alla legge stessa e, quindi, al diritto delle donne di scegliere di abortire”.
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