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Scaglia, confindustria

“Condono fiscale? Si sbandiera il cambiamento e si rispolverano misure del passato”

Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo, non manca di sottolineare gli aspetti critici della manovra del Governo. E parla del periodo felice delle imprese bergamasche

Connettersi al futuro. Non è un semplice slogan, ma una certezza per l’industria bergamasca e per lo sviluppo di tutto il suo territorio. Lo rimarca Confindustria Bergamo che chiama a raccolta i suoi associati per l’assemblea martedì 23 ottobre all’aeroporto di Orio al Serio. Parla di questo e dei temi più attuali legati al mondo dell’impresa il presidente degli industriali Stefano Scaglia.

Presidente Scaglia, sembra che l’industria e la politica viaggino su due binari diversi. Da una parte ci si connette al futuro, si fa un’assemblea in un hangar nel terzo scalo nazionale e si apre al mondo con l’export e dall’altra parte si attacca l’Ue, si parla di dazi e ci si chiude in nazionalismi. Siamo un Paese strabico?
“In momento in cui si vive una nostalgia nazionalistica, noi abbiamo voluto portare un messaggio chiaro: la connessione con il mondo è positiva, sfidante e per certi versi difficile, ma è anche quella che se vinta – e Bergamo l’ha saputa vincere – porta una condizione di sviluppo sia al singolo che all’impresa. Abbiamo scelto questo titolo per rimarcare l’importanza e i progressi fatti grazie all’apertura con il mondo, allo scambio di idee, al portare le nostre merci nel mondo, abbiamo accettato una sfida difficile. Le nostre aziende hanno saputo ristrutturarsi e diventare competitive e più produttive, con un aumento delle esportazioni e l’aumento della nostra quota di mercato nell’euro. Questo a parità di valuta è un importante riconoscimento, significa che siamo in grado di sostenere una competitività vera e duratura. Per questo noi ci vediamo completamente contrari all’uscita dall’euro”.

È un importante riconoscimento, quanto hanno investito le imprese per arrivare a questo traguardo?
“Le imprese bergamasche hanno dimostrato una grandissima capacità di apertura e connessione ai temi dell’innovazione e dello sviluppo, non si sono chiuse e hanno colto stimoli e idee che hanno tradotto nei loro processi produttivi e nei loro prodotti. Siamo stati innovativi nella capacità di lavorare con modelli che hanno prodotto questa innovazione, faccio particolare riferimento al Consorzio Intellimech, un modello di collaborazione tra industrie e università nell’innovazione tecnologico. Il risultato di questa collaborazione è la capacità di affrontare i mercati nella loro totalità. Non ci fermiamo davanti a confini e distanze. Oggi le nostre industrie sono stabilmente inserite nella catena del valore globale”.

È un vaccino contro le crisi?
“Sicuramente possiamo essere molto più resilienti a crisi locali perchè partecipiamo su molti scenari alla creazione di valore. Il 5% delle nostre imprese bergamasche ha insediamenti produttivi e partecipazioni all’estero. Una percentuale molto superiore alla media lombarda, siamo secondi soltanto a Milano in termini di capacità di localizzazione estera. È un segnale di apertura e di capacità competitiva”.

L’apertura delle aziende al mondo globale passa anche dalla quotazione in Borsa con il programma Elìte?
“Anche su questo fronte c’è stata sicuramente una capacità di cogliere degli spunti e delle opportunità. Le imprese non sono timorose alle novità, sono aperte a un confronto sia verso le nuove possibilità tecnologiche sia a quelle di credito e di mercato. Questa attitudine a cogliere le opportunità è metafora del coraggio di continuare a mettersi in discussione, di validare il proprio modello e di adeguarlo”.

stefano Scaglia

L’assemblea di Confindustria Bergamo si svolgerà in aeroporto. Ci sono dei settori che sono rimasti a terra?
“Ci sono dei settori o alcune aziende che non sono riuscite a decollare e per noi questa è una perdita. Ma è sinonimo del fatto che non riusciamo a vincere da soli, abbiamo bisogno di competere con un sistema alle spalle, tutti insieme, per questo la connessione è fondamentale”.

Se avesse una Polaroid e scattasse un’istantanea sull’industria bergamasca, che colori avrebbe? 
“Sicuramente colori positivi. Io credo sia importante dire le cose come stanno, bisogna dire che le cose oggi oggettivamente vanno bene. Ci sono difficoltà, ma indubbiamente è un momento positivo. Lo dicono il nostro export, lo dicono le imprese che hanno difficoltà di trovare personale e anche i dati sull’occupazione”.

Confindustria va nelle scuole superiori, penso all’Esperia, per dei colloqui con gli studenti a dimostrazione della grande necessità delle industrie di formare e incrementare il personale. Non sarebbe anche opportuno indirizzare i giovani anche a completare il ciclo di studi con l’università? Creare anche personale di un livello superiore, penso a livello dirigenziale o manager?
“All’interno di un’impresa c’è bisogno di mansioni diverse. Come in qualsiasi organizzazione non si possono avere solamente laureati. Le mansioni e le capacità di un perito meccanico non le ha un laureato. Avere specificità e diversità di mansioni è importane per le aziende. Da parte dell’industria è importante far conoscere le proprie esigenze, così da informare le nuove generazioni e prepararle a che cosa c’è fuori dalla scuola. Confindustria ha un dovere sociale: affiancare la scuola e la famiglia per rendere partecipi tutti di ciò che c’è nel mondo del lavoro”.

Resta il fatto che le imprese bergamasche hanno bisogno di personale.
“Sì. Bergamo è un’isola felice, siamo la seconda provincia dopo Bolzano per numero di occupazioni”.

Confindustria si è sempre battuta per combattere l’evasione fiscale, il condono fiscale appena varato dal Governo non vi dà fastidio?
“È un messaggio sbagliato per tutte quelle aziende e per tutti quei lavoratori dipendenti che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate. Non fa bene alla crescita del Paese. Questa scelta ci ha lasciato molto sorpresi, si sbandiera tanto il cambiamento e poi si rispolverano armamentari del passato”.

Che cosa pensa del reddito di cittadinanza?
“Il reddito di cittadinanza è estremamente difficile da capire. Non è mettendo a disposizione dei soldi che improvvisamente si troverà lavoro. I centri per l’impiego, seppur revisionati, non potranno creare loro stessi posti di lavoro. Se a mancare è il lavoro, i centri per l’impiego hanno poco da fare. Anche il limite geografico è un problema. L’impiego offerto non oltre 50 chilometri non dà una soluzione. Bisogna creare posti di lavoro, aiutare le persone a trovare un’occupazione. Oggi nessuno parla più di spirito di sacrificio, di voglia di fare e di affrontare le situazioni. Il messaggio che traspare è assecondare il messaggio a non affrontare i problemi: non dimentichiamoci le generazioni passate quanti sacrifici sono riusciti ad affrontare. Occorre rispolverare lo spirito di sacrificio e di conquista, solamente così si è connessi verso il futuro: questo purtroppo è il messaggio”.

Il suo è un giudizio negativo sulla manovra.
“Questa è una manovra che i giovani pagano e pagheranno. Prendiamo le pensioni: non si capisce perchè si sventola la bandiera del contributivo e poi si accolla a tutta la comunità i costi complessivi degli anticipi. Ci sono e ci saranno sempre meno giovani rispetto agli anni Sessanta, quando ci fu un boom anagrafico, è inutile mandare in pensione persone che possono ancora produrre per poi far ricadere i costi sui giovani. Giovani che saranno costretti a lavorare di più e a pagare molto di più proprio per mantenere i costi di quelle pensioni”.

Oltre all’aeroporto, che è un volano per l’economia bergamasca, ci sono altre strutture che possono contribuire alla crescita?
“Il nostro grosso problema è che l’incremento di produttività viene penalizzato da un sistema burocratico estremamente pesante, penalizzato da infrastrutture carenti e da una complessità di sistema che fa si che le nostre imprese non possano dispiegare a pieno il loro potenziale. Continuano a crescere gli adempimenti della burocrazia. Prendiamo le infrastrutture: ci sono alcuni interventi che se realizzati avrebbero un impatto immediato, penso ai caselli dell’A4. Si tratta di opere che avrebbero un impatto positivo sbloccando dopo anni situazioni molto difficili”.

A che cosa si riferisce?
“Mi riferisco al problema dei trasporti eccezionali. Come Confindustria Bergamo abbiamo fatto una proposta sul creare un corridoio specifico dedicato ai trasporti eccezionali che consentano alle nostre merci di arrivare ai porti. Ma è molto difficile. Siamo in uno stato paradossale in cui non si riesce a trovare una soluzione, siamo al punto che su alcuni ponti o strade non si sappia di chi sia la competenza e quindi diventa persino impossibile presentare una richiesta. Insomma: continuiamo ad avere condizioni di crisi che non trovano soluzioni. Anzi si aprono continuamente dei fronti e non si trova soluzione a nessuno di questi”.

Torniamo all’aeroporto. Ha una grande ripercussione sull’economia bergamasca, ma è anche un problema ambientale. Davvero non avrà limiti di crescita?
“L’aeroporto è importante. È bene che tutta la comunità bergamasca capisca e conosca l’importanza che ha questa infrastruttura per Bergamo e il suo territorio. Oggi grazie all’aeroporto Bergamo è un centro nevralgico, un nodo dentro una rete europea e mondiale. Dobbiamo preservare questa infrastruttura e guardare alla sua crescita. La sfida sta nel puntare ad crescita che si concentri ancora di più sulla qualità. Penso al nuovo collegamento di Alitalia con Roma Fiumicino, un hub che consente di aprire Bergamo a collegamenti extraeuropei, all’Africa e al Sud Est asiatico o al Far Est. Non si deve dimenticare che l’aeroporto è stato un salvagente economico in un momento di crisi, ma è anche un luogo che infonde un senso di apertura e crea un atteggiamento di positività, infonde fiducia. E tutti noi sappiamo il beneficio che danno questi stimoli. Non solamente alle imprese”.

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