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La vita

Aldo Moro: chi era

Un ritratto di Aldo Moro per comprendere chi era e quanto si è speso per la Storia della nostra Repubblica Italiana.

Aldo Moro nasce a Maglie, in provincia di Lecce, il 23 settembre 1916. Consegue la maturità classica al liceo “Archita” di Taranto. Si iscrive a Giurisprudenza nell’Università di Bari, e, dopo la laurea, inizia la carriera accademica.
Nel 1939 pubblica il suo primo libro, che è dedicato alla ‘capacità giuridica penale’. In quegli anni matura anche l’impegno politico nella FUCI: la federazione degli universitari cattolici di cui è presidente dal 1939 al 1943. Nel 1943 inoltre fa parte del gruppo che discute e approva “Le idee ricostruttive della democrazia cristiana” considerato il dato di fondazione della DC. Nel 1945 sposa Eleonora Chiavarelli, con la quale ha quattro figli. Nei primi anni cinquanta viene nominato professore ordinario di diritto penale presso l’Università di Bari.

Aldo Moro

L’adesione alla DC
Nel 1945 diviene direttore della rivista “Studium” e viene eletto presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, indicato con l’acronimo MEIC.
Nel nuovo partito, Moro mostra subito la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana, considerata comunemente la “sinistra DC” venendo eletto all’Assemblea Costituente come rappresentante della Democrazia Cristiana. Poco dopo entra a far parte della Commissione dei Settantacinque che ha il compito di redigere il testo costituzionale.

I primi incarichi
Nelle elezioni dell’aprile 1948 viene eletto alla Camera e fino al 1959 ricopre alcuni fra gli incarichi governativi più importanti: nel quinto governo De Gasperi è nominato sottosegretario agli esteri; nel 1955 è ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni I e l’anno dopo risulta tra i primi eletti nel consiglio nazionale del partito, durante il sesto congresso nazionale della DC. Come Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi (governi Zoli e Fanfani), introduce lo studio dell’educazione civica nelle scuole.

Aldo Moro

La corrente fanfaniana
Lavora alla costruzione del centro sinistra dalla fine degli anni Cinquanta appoggiato dai voti determinanti del MSI e di Fanfani. Comprende poi che la stagione del centrismo è terminata, e che occorre spostare a sinistra la politica del governo per dare al paese le riforme di cui ha bisogno. Tuttavia deve superare le resistenze interne al suo partito e quelle del PSI che, fino allora, ha sostenuto una politica di collaborazione con il PCI.
Il 1959 è l’anno della svolta. Al settimo congresso della DC ottiene la segreteria del partito: è il risultato di un compromesso fra le correnti democristiane. Nello scontro fra Fanfani e la destra del partito, la maggioranza della corrente sceglie di accantonare la linea politica fanfaniana di apertura a sinistra costituendo la corrente dei “dorotei”.

Aldo Moro

Presidente del Consiglio
Dal 1963 al 1968 per tre mandati consecutivi è presidente del Consiglio di un governo che vede la partecipazione dei socialisti. Gli elettori puniscono i partiti del centro sinistra e determinano, di fatto, la crisi di quella stagione. Dal 1970 al 1974 Moro è ministro degli esteri. Nel 1974 costituisce il suo quarto governo con La Malfa vicepresidente, e nelle elezioni amministrative dell’anno seguente il PCI ottiene un grande consenso, e riporta al centro del dibattito politico la strategia che Moro sostiene da tempo: coinvolgere il PCI nella compagine governativa per dare una nuova spinta riformista al paese.
Dal luglio del 1976 al marzo 1978 l’Italia conosce la stagione della solidarietà nazionale: nel 1976 il segretario socialista Francesco De Martino ritira l’appoggio esterno del PSI al quinto governo Moro determinandone la caduta. Alle successive elezioni politiche anticipate, la Democrazia Cristiana mantiene la maggioranza relativa, in Parlamento, nonostante una crescita impressionante del PCI di Enrico Belinguer e viene eletto Presidente del Consiglio Andreotti, che riesce a comporre il cosiddetto “governo della non sfiducia” mentre Moro viene eletto Presidente del Consiglio Nazionale della DC.

Aldo Moro

La prigionia e la morte
Il 16 marzo del 1978 mentre Moro si sta recando in Parlamento dove avrebbe votato la fiducia al primo governo con il sostegno dei comunisti, la sua auto viene intercettata dalle Brigate Rosse che uccidono i cinque uomini della scorta e sequestrano quello che dal Luglio del 1976 era diventato il presidente della DC.
Durante i giorni della prigionia, i servizi segreti di tutto il mondo non riescono a trovare Moro e in Italia si apre un dibattito drammatico fra coloro che sostengo la necessità di trattare con le BR e coloro che, invece, rifiutano di scendere a compromessi. Lo Stato non tratta e il 9 maggio 1978 il cadavere di Aldo Moro viene ritrovato dentro il bagagliaio di una Renault 4 a Roma, in via Michelangelo Caetani. È uno degli episodi più drammatici dell’intera storia dell’Italia repubblicana.

Aldo Moro
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