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Il personaggio

“Carlina”, la vedetta dei partigiani, compie 90 anni video

Carla Bolis giovedì 28 luglio compie 90 anni. Adolescente ha collaborato con i partigiani ed è l'ultima testimone dell'eccidio di Petosino, dove furono uccisi 10 partigiani.

Carla Bolis giovedì 28 luglio soffia su 90 candeline, tante quante sono le sue primavere. Carlina per gli amici, è l’ultima testimone dell’eccidio di Petosino, frazione di Sorisole, in cui furono uccisi dieci giovani partigiani nel settembre del 1944.

Carlina la mattina del 26 settembre del 1944 aveva “diciotto anni e due mesi”. Vide la fucilazione di tre partigiani davanti all’asilo di Petosino. Nell’intervista video in esclusiva per Bergamonews.it racconta quelle ore, quando uscì di casa, lasciò gli zoccoli e corse scalza contro quel gruppo di fascisti che attraversava Petosino. Prima davanti alla chiesa e poi una volta davanti all’asilo quei tre colpi che decretarono la fine di tre giovani partigiani.

“Porto sempre con me quelle giovani vite spezzate – racconta Carla – penso a loro ogni giorno. E’ dura vedere morire i propri cari, ma quella fucilazione che falciò la vita a tre giovani mi rimarrà impressa fino all’ultimo giorno della mia vita”.

L’ECCIDIO DI PETOSINO
Nella notte del 25 settembre 1944 scattava l’operazione alla quale parteciparono venti uomini guidati dal comandante della formazione don Antonio Milesi e dall’ufficiale degli Alpini Giovanni Leardini. Gli eventi si svolsero però in modo diverso dal previsto, soprattutto perché non si trovò alcun automezzo per il trasporto del bottino. Decisero quindi di allontanarsi verso nord con le armi trafugate in spalla. Fecero sosta verso mezzogiorno sul crinale dei colli che terminano al santuario di Sombreno. La zona però nel frattempo era stata completamente circondata dalla 612a Compagnia Op della GNR agli ordini di Aldo Resmini. Don Antonio Milesi diede ordine agli uomini con i documenti in regola di abbandonare le armi e trarsi in salvo.

I partigiani Carlo Mazzola, Giovanni Mazzola e Francesco Roncelli furono comunque fermati e fucilati a Petosino. Con questi anche Albino Locatelli, in un primo momento risparmiato, ma poi ucciso e fatto sparire. Poco dopo furono individuati i partigiani rimasti ed iniziò lo scontro a fuoco. I caduti furono cinque: Virginio Bonadeni,  Mario Capelli, Tranquillo Milesi, Giuseppe Signori e Luciano Tironi. Altri dieci riuscirono a fuggire mescolandosi fra gli operai in uscita dal Gres. Il giorno successivo, 27 settembre 1944, la Op continuò le operazioni di rastrellamento sui colli di Bruntino alla ricerca di nuclei della Brigata Fiamme Verdi “Valbrembo”.

Lo stesso giorno, nella camera mortuaria del cimitero ove erano poste le salme, agenti dell’Ufficio Politico sorpresero Giuseppe Piazzalunga mentre esprimeva ad alta voce la sua indignazione. Fermato, tentò di fuggire. Gli spararono a bruciapelo ferendolo e trasportatolo in prossimità della ferrovia lo finirono. Solamente il giorno successivo fu consentita la rimozione del corpo. I responsabili, inizialmente condannati a morte, furono graziati e riacquistarono la libertà dopo dieci anni di carcere.

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