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Il costituzionalista

Pace: “No alla riforma della Costituzione varata da un Parlamento delegittimato” video

Una sala gremita ha ascoltato martedì 12 maggio al Mutuo Soccorso la costituzionalista bergamasca Barbara Pezzini e Alessandro Pace, costituzionalista e docente tra i più stimati a livello nazionale, sulle ragioni del "No" alle Modifiche Costituzionali.

Una sala gremita ha ascoltato martedì 12 maggio al Mutuo Soccorso la costituzionalista bergamasca Barbara Pezzini e Alessandro Pace, costituzionalista e docente tra i più stimati a livello nazionale, sulle ragioni del “No” alle Modifiche Costituzionali. L’incontro, promosso dal Comitato bergamasco per il No, aveva l’obiettivo di chiarire ai cittadini le criticità della legge costituzionale Renzi-Boschi. Una legge che cancella il bicameralismo paritario, di fatto ridimensiona il ruolo del Senato (non più eletto a suffragio universale) e affida alla sola Camera il compito di votare la fiducia al governo.

“I punti più controversi di questa riforma sono molti. Il ddl Renzi-Boschi nega l’elettività diretta del Senato, ancorché gli venga contraddittoriamente ribadita la spettanza della funzione legislativa e di revisione costituzionale; privilegia la governabilità sulla rappresentatività; elimina i contro-poteri esterni alla Camera senza compensarli con contro-poteri interni; riduce il potere d’iniziativa legislativa del Parlamento a vantaggio di quella del Governo; prevede almeno sette/otto tipi diversi di votazione delle leggi ordinarie con conseguenze pregiudizievoli per la funzionalità delle Camere; sottodimensiona la composizione del Senato (100 contro 630) rendendo irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune relative alla elezione del Presidente della Repubblica e dei componenti del CSM (mentre per quanto riguarda i giudici della Corte costituzionale ne attribuisce irrazionalmente tre ai 630 deputati e addirittura due ai 100 senatori); pregiudica il corretto adempimento sia delle funzioni dei senatori, divenute part-time, sia quelle ad esse connesse, dei consiglieri regionali e dei sindaci; prevede degli inutili senatori pro-tempore di nomina presidenziale, ancorché il Senato non svolga più quelle alte funzioni che giustificavano la presenza di senatori a vita eletti dal Capo dello Stato. Inoltre ciò che preoccupa di più è il combinato disposto della riforma costituzionale e dell’Italicum (che è il bis del Porcellum), in conseguenza del quale il Premier-segretario conseguirebbe uno smisurato accumulo di poteri”.

Poi l’affondo, ribadito anche nell”intervista video a Bergamonews.it: “Ho ripetutamente sostenuto l’illegittimità della XVII legislatura. La Corte costituzionale, pur dichiarando l’incostituzionalità del Porcellum con la sentenza 1 del 2014, consentì espressamente alle Camere di continuare ad operare e a legiferare, non però in forza della legge elettorale dichiarata incostituzionale, bensì grazie a un principio fondamentale del nostro ordinamento conosciuto come il «principio di continuità dello Stato». La Corte richiamò a tal riguardo due esempi di applicazione di tale principio: la prorogatio dei poteri delle Camere, a seguito delle nuove elezioni, finché non vengano convocate le nuove (art. 61 Cost.) e la possibilità delle Camere sciolte di essere appositamente convocate per la conversione in legge di decreti legge (art. 77 comma 2 Cost.). Ebbene, in entrambe tali ipotesi, il «principio fondamentale della continuità dello Stato» incontra limiti di tempo assai brevi, non più di tre mesi. Pertanto, ammesso pure che le nuove elezioni non potessero essere indette nei primi mesi del 2014 perché lo scioglimento delle Camere avrebbe portato alle stelle lo spread nei confronti del Bund tedesco, è però del tutto evidente l’azzardo istituzionale, da parte del Premier Renzi e dell’allora Presidente Napolitano, di iniziare una revisione costituzionale di così ampia portata nonostante la dichiarazione d’incostituzionalità del Porcellum, e quindi con un Parlamento delegittimato quanto meno politicamente, se non anche giuridicamente, con parlamentari non eletti ma “nominati” grazie al Porcellum, insicuri di essere rieletti e perciò ricattabili ed esposti alla mercé del migliore offerente”.

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