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Malanchini (lega)

“Autonomia, Pd barzelletta Per parlare con Renzi hanno bisogno di Maroni”

Durante il faccia a faccia con il presidente lombardo Rossi e Gori chiederanno “di aprire subito il negoziato con il Governo in modo tale da accelerare il processo e risparmiare milioni di euro”. La mossa non è piaciuta al responsabile degli enti locali del Carroccio Giovanni Malanchini.

Dopo giorni di discussione e confronto interno il Partito democratico è riuscito a trovare una linea comune sulla questione referendum dell’autonomia lanciato dal presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni. Le uscite del presidente della Provincia Matteo Rossi e del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, favorevoli a discutere l’opportunità di sostenere la consultazione, hanno costretto il partito ad affrontare fin da subito la discussione. Durante il faccia a faccia con il presidente lombardo Rossi e Gori chiederanno “di aprire subito il negoziato con il Governo in modo tale da accelerare il processo e risparmiare milioni di euro”. La mossa non è piaciuta al responsabile degli enti locali del Carroccio Giovanni Malanchini, sindaco di Spirano: “Sembra una barzelletta: il PD è un partito tanto democratico che i vertici bergamaschi, per parlare con Renzi, hanno bisogno dell’intercessione di Maroni. La realtà è che il PD rimane un partito centralista, come uno stato che nessuno al suo interno vuole cambiare. Gli interventi del governo Renzi sulla finanza pubblica locale e la riforma delle province lo dimostrano: i temi dell’autonomia e del federalismo rimangono per i “democratici” dei tabù difficili da affrontare. La proposta partorita dallo stato maggiore del PD bergamasco, riallineatosi ai diktat dei vertici, è una fregatura per i lombardi: l’apertura di un tavolo di trattative, alla luce del testo del quesito referendario, comprometterebbe il cammino del referendum. Assisteremmo a discussioni infinite che non porterebbero da nessuna parte. Vogliono convincere Renzi a lasciare ai lombardi i frutti del loro lavoro riducendo gli sprechi di regioni super-assistite e mantenute? Bene! Il PD lombardo si muova in modo convinto. Loro sono al governo, loro possono cambiare le cose, se lo vogliono: hanno qualche mese di tempo. Il referendum serve a quello: ad attivare un processo democratico che sarà difficile fermare. Anzi, in tempi nei quali trionfa l’antipolitica, l’espressione di questo fastidio del PD verso uno strumento di vera democrazia è imbarazzante. Noi andiamo avanti: l’autonomia della Lombardia è la condizione indispensabile per portare avanti qualsiasi altro ragionamento sugli enti locali, martoriati da continui tagli. Se nel frattempo la sibilla renziana darà ai suoi compagni di partito chiari segnali ce lo facciano sapere. E arrivino risultati concreti. I lombardi sono pronti a decidere del loro futuro”.

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