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L'esperto

Cu, Certificazione unica “Tempi stretti, porterà una valanga di errori”

Il CUD, “Certificazione Unica dei redditi di lavoro Dipendente”, cambia pelle. Da quest'anno c'è la CU, Certificazione Unica, lo strumento necessario all’amministrazione finanziaria per introdurre il 730 precompilato. Il nostro esperto, il consulente del lavoro Sergio Colombini, illustra gli aspetti positivi e negativi.

È stata una corsa contro il tempo per inviare all’Agenzia delle Entrate della Certificazione unica 2015. La CU sostituisce di fatto il CUD. L’invio all’Agenzia delle Entrate ha dovuto essere effettuato esclusivamente per via telematica dal sostituto d’imposta o tramite un intermediario abilitato.

Abbiamo incontrato il consulente del lavoro Sergio Colombini socio dello studio BNC (Berta Nembrini Colombini, nella foto in basso) e la sua collaboratrice Sara Nicoli, consulente del lavoro.

Ragionier Colombini, che cosa cambia?

“Ci sono degli aspetti positivi e alcuni negativi”.

Partiamo dagli aspetti positivi.

“La Comunicazione Unica ha sostanzialmente sostituito il CUD dei lavoratori dipendenti e le certificazioni cartacee che si facevano per i liberi professionisti. La CU di fatto è più completa perché ad esempio nella stessa CU possono trovare posto, seppur con sezioni separate, lavoro dipendente e assimilato. IL classico esempio è quello del dipendente anche amministratore della stessa società”.

Perché questo cambio?

“La novità era necessaria per introdurre il 730 precompilato. Ma chi ha consigliato questa novità, seppur apparentemente utile, ma di questo argomento suggerirei un successivo approfondimento, non ha considerato i tempi troppo ridotti per un nuovo adempimento così importante. Per predisporre la CU ed inviarla all’Agenzia delle entrate entro il 9 marzo, scadendo il 7 di sabato, si è innescata una corsa contro il tempo che non ha aiutato e non ha certamente facilitato i professionisti nell’adempimento. Senza dimenticare le non poche difficoltà sia del Software di controllo dell’Agenzia delle Entrate che delle Software House nel predisporre in tempi ridottissimi un programma adeguato. Il tutto non ha certamente aiutato a fare le cose bene. Insomma l’idea del 730 precompilato è buona, ma per la CU abbiamo avuto troppo poco tempo, sia noi professionisti che le aziende per fornirci i dati necessari”.

E quindi?

“Il mancato invio o l’invio errato è punito con una sanzione pari a 100 euro per ogni certificazione omessa, tardiva o errata. Si è creato così un sistema per cui la nuova CU dei dipendenti non può essere modificata e rinviata oltre i 5 giorni dalla scadenza, eppure quei pasticci dovuti alla ristrettezza dei tempi si ripercuotono su tutto il sistema degli adempimenti. In conclusione l’idea del 730 precompilato, seppur bella, ci ha fatto trovare di nuovo di fronte ad un Fisco forte, arrogante, iniquo. 

Basti pensare che l’Agenzia delle Entrate con un comunicato stampa del 12 febbraio ha precisato che le CU contenenti esclusivamente redditi non dichiarabili mediante il modello 730 (come i redditi di lavoro autonomo non occasionale) possano essere inviate anche dopo il 9 marzo, senza applicazione di sanzioni. Non sarebbe stato più semplice ammettere che le CU dei lavoratori autonomi con partita Iva, che non possono compilare il 730 telematico perché esclusi dalla legge, non servissero a nulla se non a creare un ulteriore adempimento che, ricordo, verrà in ogni caso comunicato all’Agenzia delle Entrate tramite il Modello 770”.

Insomma non ha aiutato?

“Per semplificare e, se possibile, combattere l’evasione fiscale e creare davvero un rapporto alla pari tra cittadino-contribuente e fisco, è necessario mettere a disposizione strumenti semplici e facili da controllare come potrebbe anche essere la CU, ma dovrebbero concedere più tempo e più chiarezza fin da subito per effettuare adempimenti nuovi, non tanto nella sostanza, quanto nelle modalità di esecuzione. Invece così si crea sempre un clima ostile che non aiuta, anzi fa arrabbiare e allontana la partecipazione dei cittadini anche nei confronti del fisco e quindi dello Stato”.

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