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L’emergenza

Anche in Valcamonica una “Terra dei fuochi” Allarme Oglio e Sebino

È allarme contaminazione per le acque del fiume Oglio e del Sebinoa causa dell’irrisolta questione “Rifiuti speciali pericolosi” a Berzo Demo, in Valle Camonica. Il dato è stato evidenziato da un’indagine condotta da Arpa su campioni di acqua di falda.

È allarme contaminazione per le acque del fiume Oglio e del lago d’Iseo a causa dell’irrisolta questione “Rifiuti speciali pericolosi” a Berzo Demo (Brescia), in Valle Camonica.

Si tratta di un dato che si può ricavare dai risultati di un’indagine condotta da Arpa – Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – su campioni di “acqua di falda” prelevati nel gennaio dello scorso anno (2014, ndr), che evidenziano “criticità ambientali in atto meritevoli di attenzione” e “conclamato aggravamento” della situazione giunta a “impattare matrici ambientali sensibili precedentemente non interessate da contaminazione”.

Insomma, le sostanze avrebbero contaminato l’acqua dei fiumi e torrenti, come l’Oglio e l’Allione, che circondano Berzo Demo e che raggiungono il lago d’Iseo. La causa è stata localizzata a Forno Allione, Berzo Demo, in media Valle Camonica, dove si incontra una serie di ex acciaierie, ex complessi industriali, officine e laminatoi, ex stabilimenti che sono diventati discariche ovviamente abusive. Se ne sono andati, dopo fallimenti e inchieste, ma sarebbero rimaste le scorie, con metalli pesanti, piombo, arsenico e nichel. Aiutate dai solventi, filtrano lentamente nel terreno e nelle falde, gocciolando man mano nei corsi d’acqua, negli affluenti del fiume Oglio e infine nel lago. Scarti della lavorazione degli elettrodi di grafite, poi, si troverebbero nella collina, con strati di catrame liquido e resti di imballaggio di rifiuti tossici.

Prima di scivolare nel fiume Oglio, quindi, c’è l’area della ex Selca S.p.A, ditta in fallimento, dove si troverebbero rifiuti speciali pericolosi.

Una notizia che ha cominciato a circolare, dopo che su Sky è andato in onda un reportage su questa sorta di “terra dei fuochi”.

L’allarme ambientale, con rischio di conseguenti implicazioni per la salute umana, scaturisce dal fatto che il capannone dove i rifiuti si troverebbero da ormai quattro anni (dal 2010, ndr) starebbe cedendo, e nelle immediate vicinanze del sito industriale ci sono le falde acquifere che arrivano al fiume Oglio, con il rischio di un disastro ambientale. In totale, ci sarebbero 23 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi che sarebbero stati trasportati a Berzo Demo da 700 tir saliti in valle nell’arco di quattro mesi dall’Australia. Da Sidney a Berzo Demo, passando per Marghera, sarebbero state trasportate celle elettrolitiche contenenti cianuri e fluoruri. La Selca avrebbe garantito di renderli “inerti” e non più pericolosi gli scarti, invece non avrebbe fatto nulla di tutto questo, avrebbe preso gli scarti prima di rivenderli come materia prima secondaria ad acciaierie e fonderie in Italia e in Europa. Si sarebbe limitata a sminuzzarli senza ripulirli della parte nociva e li avrebbe rimessi in circolo con tutto il loro potenziale inquinante.

Intanto, a dicembre, si è chiusa l’inchiesta della Procura di Brescia con la richiesta di rinvio a giudizio di 5 persone per reati fallimentari e ambientali, tutti ex dirigenti ed ex titolarti della Selca. Il processo inizierà il prossimo 5 giugno, e contro gli ex proprietari dell’azienda di Berzo Demo si sono costituiti anche il Ministro dell’ambiente, la provincia di Brescia, che nella prima metà degli anni Duemila rilasciò alla Selca un’autorizzazione a trattare quei rifiuti, e il Comune di Berzo Demo.

Tar e consiglio di Stato hanno già imposto al curatore fallimentare la bonifica dell’area, ma la bonifica non è stata fatta: prima che fallisse la Selca era arrivata un’offerta di acquisto da parte del gruppo Catapano, ma durante la trattativa alcuni dirigenti sono stati arrestati dalla Procura antimafia di Padova, e l’affare è sfumato.

La questione ha interessato parlamentari di schieramenti politici diversi, che hanno presentato interrogazioni parlamentari a riguardo: Miriam Cominelli, membro del Partito democratico in commissione d’inchiesta sulle ecomafie, ma anche Davide Caparini della Lega Nord e Dario Violi del Movimento 5 stelle.

Nel frattempo, la Selca è fallita, ma resta l’allarme veleni, spostati con le piogge: sinora la Regione ha stanziato 240 mila euro per la messa in sicurezza, ma sono sufficienti solo a posizionare teli di protezione, mentre la bonifica richiede ingenti risorse, e la palla è passata in Parlamento, in attesa di nuovi sviluppi e soprattutto di una soluzione.

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