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Processo ultrà

Sindaco-vedetta, sms al Bocia: “Ci sono i blu e rischi una trappola”

Un messaggio che Alberto Maffi, primo cittadino di Gandosso, ha mandato Claudio Galimberti il 13 dicembre 2009, poco prima degli scontri tra ultrà atalantini e interisti: "Non abbiamo mai parlato di episodi violenti, volevo solo fargli evitare di incontrare gli agenti visto che lui era daspato"

 "Non venire qua, ci sono i blu e rischi una trappola". E’ uno degli sms letti in aula dal pubblico ministero Carmen Pugliese all’udienza di giovedì 5 febbraio.

Un messaggio che Alberto Maffi, sindaco di Gandosso, ha mandato a Claudio Galimberti il 13 dicembre 2009, poco prima degli scontri tra ultrà atalantini e interisti.

Maffi si è presentato davanti al giudice Maria Luisa Mazzola per spiegare la propria posizione alla luce di quegli sms intercettati, che secondo il pm Pugliese lo inchiodano come sentinella che quel giorno controllò la situazione intorno allo stadio e avvertì il leader della tifoseria nerazzurra sulla posizione degli agenti impegnati a presidiare l’esterno del Comunale: "Sono un grande appassionato di sport e seguo l’Atalanta da molti anni – le parole di Maffi in aula – quel giorno ero allo stadio a seguire una bellissima partita contro lo squadrone di Mourinho che sarebbe poi diventato campione d’Europa.

A pochi minuti dalla fine mi chiamò Galimberti, che avevo conosciuto qualche mese prima in occasione di un evento benefico. Mi disse di raggiungerlo fuori dallo stadio e lo feci. Ci incontrammo in via Corridoni. Fu una cosa breve, meno di un minuto: era nervoso e voleva andare a dare un calcio nel sedere metaforico ai giocatori dopo la partita.

Sapendo che io spesso li aspetto all’uscita dallo stadio, per salutare in particolare Bellini, mi disse di fargli sapere come erano schierati gli agenti di polizia. Essendo lui colpito da Daspo e quindi impossibilitato ad avvicinarsi allo stadio".

Il pm Pugliese, perplesso, chiede il motivo di quell’incontro, quando bastava che glielo dicesse telefonicamente, visto anche che lo scambio di sms e telefonate tra i due proseguì per oltre un’ora: "Ero semplicemente incuriosito dalla sua richiesta, per questo lo raggiunsi personalmente – ha spiegato il sindaco – . Ci sentivamo qualche volta telefonicamente, ma non lo incontravo spesso di persona.

Voglio aggiungere che nelle nostre intercettazioni non si parla mai di episodi violenti. Quindi, la mia intenzione quella domenica era semplicemente quella di fargli incontrare i giocatori senza che rischiasse di essere beccato dalla polizia, essendo daspato. Nient’altro.

Lo avevo conosciuto l’estate prima a Dalmine, ed ero interessato a organizzare una manifestazione benefica con lui al mio paese, Gandosso. Ricordo anche che venne da noi una domenica prima di Natale, dopo quell’episodio, per tagliare la legna insieme a una persona. Gli feci visitare il paese e si complimentò per le nostre strutture sportive".

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