"Bossetti? Non l’ho mai conosciuto". Mohamed Fikri, il piastrellista marocchino finito in carcere l delitto di Yara Gambirasio torna a parlare del caso dopo gli ultimi sviluppi. Fikri era stato fermato pochi giorni dopo la scomparsa di Yara, ma dopo mesi di indagini risultò completamente estraneo alla vicenda.
Lo scorso 16 giugno una nuova svolta nell'inchiesta: Massimo Giuseppe Bossetti è finito in carcere con l'accusa di aver barbaramente ucciso la ragazzina ritrovata morta in campo di Chignolo d'Isola tre mesi dopo la scomparsa. Fikri nega qualsiasi rapporto con Bossetti: "Non l’ho mai conosciuto – racconta al Corriere Veneto mentre passeggia davanti agli uffici della questura di Treviso in attesa di ritirare il permesso di soggiorno - . Da quando sono stato scagionato non ho più seguito le indagini, sto cercando di ripartire con la mia vita. Il problema è che l’onta delle accuse ricevute rimane, e nessuno mi vuole dare un lavoro".
Il piastrellista marocchino, la cui posizione è stata definitivamente archiviata a ottobre dello scorso anno, sta cercando di ricostruirsi una vita. Ma dopo quanto accaduto dice di sentirsi "marchiato a vita" dalle pesante accuse mosse contro di lui. Anche per questo Fikri ha voluto lasciare il Trevigiano (in passato ha lavorato per una ditta veneta che seguiva dei lavori a Mapello, dov’è scomparsa Yara) e di trasferirsi in Emilia Romagna, a Piacenza, dove vivono alcuni conoscenti.
Ma la tragedia di Yara continua a perseguitarlo: "Persino in Marocco non posso tornare – dice -. Le informazioni arrivano nel mio Paese in modo frammentario. Quando hanno arrestato Bossetti, poche settimane fa, credevano fossi ancora in carcere: non hanno capito insomma che sono stato riconosciuto totalmente estraneo ai fatti".
Il 26enne ora sta valutando con i suoi avvocati di chiedere un risarcimento per le settimane passate in carcere. Ad incastrarlo era stata la traduzione, successivamente rivelatasi sbagliata, di una sua telefonata alla sorella dopo essersi imbarcato su una nave diretta in Marocco. "Fikri non è stato a lungo in carcere ma gli estremi per chiedere un risarcimento per l’ingiusta carcerazione ci sono – spiega l’avvocato Alessandra Nava, cui era stato affidato il patrocinio legale del 26enne durante le prime fasi dell’indagine -. Il fatto che non trovi lavoro ad esempio è un buon motivo per farlo. Andrà insomma valutato quale sia il reale disagio patito".
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