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Bergamo

Caso Yara, tre donne accanto a Bossetti: accusa, difesa e giudizio fotogallery video

Il caso della scomparsa e dell'omicidio di Yara Gambirasio è tutto al femminile. Oltre alla vittima, accanto al presunto assassino Massimo Giuseppe Bossetti giocano un ruolo chiave tre donne: il pm Letizia Ruggeri, l'avvocato Silvia Gazzetti e il gip Ezia Maccora.

Lo chiamano il soffitto di vetro. Una linea sottile che non permette alle donne di accedere ai posti di comando.

Eppure nel caso di Yara Gambirasio, la ragazzina 13enne di Brembate di Sopra sequestrata e barbaramente uccisa la sera del 26 novembre 2010, le donne rivestono ruoli chiave.

In particolare: "il pubblico ministero Letizia Ruggeri che ha coordinato le difficili indagini, l'avvocato Silvia Gazzetti che difende il presunto assassino Massimo Giuseppe Bossetti e il gip Ezia Maccora, che si era già occupata del caso Yara con l'arresto di Mohamed Fikri".

Tre donne lontanissime tra loro per temperamento, scelte personali, stili di vita che si trovano ora accanto all'orco che – secondo l'accusa – avrebbe ucciso la piccola ginnasta di Brembate.

Quando esplode il caso Yara, con la sua scomparsa all'uscita dalla palestra di Brembate, i riflettori si accendono su Letizia Ruggeri, il pm che segue questa indagine. In Procura a Bergamo ha sempre mantenuto un profilo basso, ma le telecamere e i flash catapultano la sua immagine a livello nazionale. Quando una settimana dopo la scomparsa di Yara viene arrestato il muratore di origini marocchine Mohamed Fikri, per il Ruggeri si spalancano le porte della celebrità. Tre mesi dopo, sabato 26 febbraio 2011, in un campo abbandonato a Chignolo d'Isola quando si trova il cadavere di Yara per la Ruggeri c'è la svolta.

“Fino ad allora abbiamo brancolato nel buio” ammetterà tre anni più tardi, nella conferenza stampa seguita all'arresto del presunto assassino Massimo Giuseppe Bossetti. Ma anche in questa occasione, il profilo basso del pm dimostra la sua vera tempra: non svela dettagli e afferma che quest'indagine condotta a colpi di elenchi per lei non è ancora chiusa. Glaciale con i cronisti, inossidabile di fronte agli attacchi pesanti da parte della stampa e di alcuni politici, il pm Ruggeri non cede. E continua la sua battaglia. Le serve trovare il movente e quell'arma per chiudere il cerchio ed incastrare quello che secondo il Dna e la scienza è l'assassino di Yara.

Un'altra donna di questo caso è Silvia Gazzetti, avvocato penalista. Viene chiamata nel tardo pomeriggio di lunedì 16 giugno in caserma dai carabinieri di Bergamo.

È l'avvocato d'ufficio di Bossetti. Quando glielo presentano le dicono l'accusa: omicidio di Yara. Non batte ciglio. Sangue freddo e determinazione, consiglia al proprio assistito di non parlare. Dopo oltre un'ora di interrogatorio esce dalla caserma e affronta i giornalisti come una maestra gestirebbe una scolaresca: “Bossetti è sereno, nega ogni accusa e si avvale della facoltà di non rispondere”. Non cede nemmeno un attimo, non tradisce emozione dietro un sorriso rassicurante e cordiale. Bossetti vede in lei la sua ancora di salvezza, la nomina come difensore e ascolta attento i suoi consigli.

Infine, in questo caso c'è la figura di Ezia Maccora, il giudice per le indagini preliminari. È il magistrato più votato nel 2012 alle elezioni per il rinnovo delle cariche dell'Associazione nazionale Magistrati. È stata anche membro del Consiglio superiore della Magistratura. Si occupa del caso di Yara Gambirasio già con Mohamed Fikri. È grazie a questo giudice attento che il muratore magrebino prima iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio della piccola di Brembate, poi per favoreggiamento, viene scagionato definitivamente. Leggendarie le battaglie del gip Maccora sulle traduzioni delle telefonate di Fikri. Il gip torna in scena giovedì 19 giugno.

Interroga in carcere il muratore di Mapello, quel Massimo Giuseppe Bossetti che si proclama innocente e che afferma di non aver mai conosciuto Yara. Attenta, decisa, pignola Maccora non crede ad una parola di Bossetti ed emette nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere rincarando le dosi dell'accusa: “Le esigenze cautelari sussistono avuto riguardo alla gravità intrinseca del fatto connotato da efferata violenza e dalla personalità di Bossetti, dimostratosi capace di azioni di tale ferocia posta in essere nei confronti di una giovane e inerme adolescente abbandonata in un campo incolto ove per le ferite e per ipotermia ha trovato la morte. Una condotta particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima, con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà”.

Ruggeri, Gazzetti, Maccora: accusa, difesa e giudizio. Tre donne accanto ad un presunto assassino che ha ammazzato con violenza una ragazzina sorridente mentre tornava a casa in una sera buia di novembre.

Tre donne che infrangono qualsiasi soffitto di vetro per mostrare a tutte che il cielo si può e si deve ammirare senza filtri e senza paure.

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